Centro Italia: intesa per l’impiego dei detenuti nella ricostruzione post sisma

Coinvolti 35 istituti penitenziari. Il presidente Cei Zuppi: «Passo concreto verso l’obiettivo della recidiva zero». Il Guardasigilli Nordio: «Fine rieducativo e reinserimento sociale»

Siglato questa mattina, 10 settembre, nella sede di via Arenula il protocollo d’intesa che prevede l’assunzione dei detenuti nei cantieri per la ricostruzione nelle zone del centro Italia devastate dal terremoto del 2016, favorendo così il loro reinserimento nella società. Lazio, Abruzzo, Marche, Molise e Umbria: queste le regioni interessate dall’accordo, sottoscritto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal commissario straordinario di governo per il sisma 2016 Guido Castelli, dal cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Maria Zuppi, dal presidente facente funzioni dell’Anci,Roberto Pella e dal presidente nazionale dell’Ance Federica Brancaccio. Presenti alla firma anche il vice ministro Francesco Paolo Sisto, e i sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari.

Saranno 35 gli istituti penitenziari interessati dal progetto, tutti presenti nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara, coinvolte dal sisma di otto anni fa. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in accordo con la magistratura di sorveglianza, individuerà i detenuti in possesso dei requisiti di idoneità per lo svolgimento del lavoro all’esterno, come previsto dall’art. 21 dell’Ordinamento penitenziario. Il numero di coloro che saranno effettivamente coinvolti, così come le modalità di inserimento lavorativo, dipenderanno dal programma dei lavori, dai cantieri individuati e dall’incontro fra le esigenze delle aziende e i profili dei singoli detenuti. Le prestazioni lavorative potranno riguardare, oltre ad attività di edilizia, anche lo svolgimento di compiti di natura impiegatizia comunque collegati ai cantieri.

Per il presidente dei vescovi Zuppi, «questo protocollo ha una doppia valenza: da una parte dà la possibilità ai detenuti di lavorare, restituendo loro dignità e aprendo orizzonti di futuro. È significativo che questa rinascita parta proprio dai cantieri della ricostruzione, in territori feriti ma desiderosi di ricominciare. Dall’altra parte, ricorda che il carcere è per la rieducazione e la riparazione, mai solo punitivo. In questo senso – prosegue -, le pene alternative aiutano a garantire umanità e a favorire il reinserimento nella società». Si tratta, insomma, di «un passo concreto verso l’obiettivo ambizioso della recidiva zero».

Il Guardasigilli Nordio, sottolinea «il fine rieducativo della pena e il reinserimento sociale dei detenuti», definendoli un «obiettivo primario del governo, che stiamo perseguendo attraverso queste e tante altre iniziative avviate dal ministero della Giustizia». Sulla stessa linea il parere di Guido Castelli, commissario straordinario di governo per il sisma 2016: «Compito dello Stato è non solo quello di garantire l’espletamento della pena per il reato commesso ma anche la rieducazione, e l’iniziativa odierna va proprio in questa direzione».

10 settembre 2024