Centro di accoglienza per gli stranieri a Roma

Gennaio 1981, la novità Caritas a via delle Zoccolette, preceduta dalla sensibilizzazione della comunità diocesana

Il 6 gennaio può essere considerato il giorno dello straniero che si avvicina ed è accolto dalla comunità cristiana; si pensi all’arrivo dei Magi presso la sacra famiglia, che è stata la primissima comunità del Cristo. Per questa ragione il 6 gennaio è stato scelto dalla Caritas romana per dare inizio alle attività del Centro di Accoglienza per Stranieri, situato in via delle Zoccolette 17. Questa iniziativa è stata maturata e preparata dalla Caritas già dal alcuni mesi, ed è stata preceduta da alcuni momenti di sensibilizzazione della comunità diocesana.

Durante la Campagna di Quaresima del 1980 la Caritas cercò di attirare l’attenzione dei cristiani sull esigenza do accoglienza dei più deboli e, all’interno di questo quadro, una domenica venne dedicata in particolare all’accoglienza degli stranieri. Un volantino distribuito nelle chiese presentava la realtà degli stranieri nella nostra città (circa 60 mila, provenienti dal Terzo Mondo e dall’Est Europeo, lavoratori, studenti, profughi), mettendo in evidenza le loro difficoltà di lavoro, di abitazione, di salute, di inserimento sociale; i credenti erano invitati a «vedere negli stranieri la missione che viene a noi», a «porsi in uno spirito di accettazione della diversità», e a fare ogni sforzo per riconoscere nel concreto i diritti degli stranieri oltre che per rispondere alle loro necessità fondamentali: conoscere la nostra lingua e le nostre leggi, avere un lavoro retribuito a norma di legge, avere un alloggio decente, potersi alimentare e curare, potersi riunire alla famiglia, etc. Successivamente, la Caritas promosse una tavola rotonda cui parteciparono gli stessi stranieri, per approfondire la tematica e ascoltare le esigenze più diffuse. Infine, si promosse la raccolta di abiti usati che consentì alla Caritas di disporre di un primo fondo con il quale predisporre la struttura del Centro di Accoglienza che ora si apre.

Questo centro tuttavia non intende operare in modo isolato né sostituirsi alla responsabilità della comunità ecclesiale; al contrario, esso si pone come punto di raccordo tra le iniziative esistenti (citiamo, senza che la lista sia esaustiva, l’Ucsei per gli studenti, l’Acse, Tra Noi, l’Aiuto Fraterno, il Centro per le capoverdiane) e con le comunità parrocchiali, le associazioni, gli istituti religiosi affinché, ciascuno secondo le proprie risorse, diano delle risposte per quanto possibile risolutorie agli stranieri che si rivolgeranno al Centro. Si tratterrà dunque di un centro dove del personale qualificato sarà ogni mattina a disposizione di chi ha bisogno di essere ascoltato con calma e con assoluta fiducia; gli operatori saranno in grado di dare tutte le informazioni necessarie e di segnalare i casi specifici all’attenzione degli enti pubblici competenti; ma soprattutto, rilevato il bisogno, essi cercheranno di individuare le risposte necessarie e le risorse con le quali l’una o l’altra articolazione della comunità ecclesiale romana possono farvi fronte (alimentazione, alloggio, cure mediche, pratiche burocratiche, inserimento sociale, etc.). Il Centro perciò rimarrà un costante rapporto con le organizzazioni ecclesiali, con le parrocchie, con i movimenti, con gli istituti religiosi in grado di farsi carico di chi, oltre ad essere straniero, è anche considerato «straniero».

Registriamo che già molti religiosi stranieri residenti a Roma si sono resi disponibili a svolgere in servizio di supporto al Centro, così come una trentina di laici presteranno, a turno, la loro opera accanto al personale professionale. Il Centro vivrà un primo momento sperimentale, nel corso del quale si cercherà di individuare i bisogni più frequenti degli stranieri e le modalità più efficaci e corrette per dare le risposte. Successivamente la Caritas romana, insieme agli operatori del Centro, elaborerà una documentazione sulla cui base sollecitare l’impegno dei cristiani di Roma, affinché si crei un costume di accoglienza che si esplichi nella logica comunitaria e di promozione umana (Loretta Peschi)

11 gennaio 1981