Sono stati recuperati sulle coste a ovest di Tripoli i corpi dei 9 migranti morti mercoledì 2 maggio in un naufragio nelle acque della Libia. C’era anche il corpo di un bambino. Solo due giorni prima al largo della città di Orano, sulla costa occidentale algerina, il naufragio di una nave piena di migranti dell’Africa occidentale aveva causati 16 morti e 4 dispersi. Ancora, il 26 aprile 17 persone hanno perso la vita nel naufragio al largo del Marocco di un barcone con a bordo 34 migranti subsahariani che tentavano di raggiungere le coste dell’Andalusia. L’intervento di una nave del Salvamento Marittimo spagnolo ha tratto in salvo 18 persone, una delle quali però è morta nel trasferimento all’ospedale. Sono stati rinvenuti 4 cadaveri e 12 persone disperse sono considerate morte

«Muoiono ogni giorno uomini e donne in cerca di una vita libera e degna che nei loro Paesi non riescono ad avere. L’Europa non resti indifferente davanti all’ecatombe di questo secolo», è il bilancio che traccia padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. Il gesuita chiede che l’Europa «intervenga creando vie legali d’ingresso, ampliando e facilitando quanto più possibile i programmi di reinsediamento dei rifugiati e prevedendo piani di evacuazione tempestivi dalla Libia, dove i migranti non sono al sicuro». Nei prossimi mesi, ricorda, «saranno prese importanti decisioni rispetto alle nuove regole del Sistema comune d’asilo europeo: chiediamo ai governi di tutti gli Stati membri di impegnarsi affinché gli interessi nazionali non vadano a scapito di una piena applicazione del diritto d’asilo, che è uno dei valori fondanti dell’identità europea e da cui dipendono la vita e la dignità di tante persone».

Per padre Ripamonti, «il traffico di essere umani può essere fermato dalla volontà di tutti i Paesi europei e delle istituzioni sovranazionali di investire in legalità, da un lato creando alternative sicure e praticabili per chi si trova nella condizione di dover migrare; dall’altro agendo da protagonista e propulsore nei tavoli di pace e di cooperazione necessari a risolvere le crisi umanitarie che affliggono i Paesi di origine dei migranti».

4 maggio 2018