Si rinnova anche quest’anno la tradizione della preghiera ecumenica in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa, con la veglia “Morire di speranza”. L’appuntamento è per giovedì 23 giugno alle 18.30 nella basilica di Santa Maria in Trastevere. A promuoverlo, Comunità di Sant’Egidio, Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Jesuit refugee service, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Acli, Associazione Papa Giovanni XXIII. La preghiera si svolgerà in contemporanea in molte città italiane, tra cui Vicenza, Catania e Trento. L’obiettivo: riportare l’attenzione sul fenomeno delle migrazioni, andando oltre quella che il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti definisce «la confusa situazione attuale».

Il gesuita delinea il quadro di una profonda contraddizione che attraversa l’Europa. «Da una parte – spiega – si tutelano le persone e i diritti dei rifugiati: pensiamo ai salvataggi in mare, dove la vita di una persona sembra finalmente avere la precedenza, o al tentativo di programmazione dell’accoglienza in Italia, che cerca di rendere effettivo il diritto all’asilo». Dall’altra parte però «si ricorre agli hotspot, in cui si verificano situazioni critiche e oserei dire contrarie ai diritti e agli accordi bilaterali con la Turchia». La stessa riduzione degli arrivi in Grecia che tali accordi hanno prodotto, continua ancora padre Ripamonti, «è interpretata come un successo da riproporre in altri luoghi, invece che come la sconfitta profonda dell’Europa dei diritti e in particolare del diritto delle persone a migrare».

La risposta a questa confusione, conclude il rpesidente del Centro Astalli, arriva propro dai rifugiati, «destabilizzzando le nsotre certezze e offrendo la soluzione per un futuro vissuto insieme. Arriva negli occhi di una bambina di pochi mesi: la piccola Favour, sbarcata da sola a Lampedusa, che «ci dà una chiave di interpretazione semplice e insieme sorprendente. Entrata dalla porta d’Europa, è cittadina di questa Europa. Potrei anzi dire: è cittadina e basta!».

8 giugno 2016