Centro Astalli: «Basta morti in mare»

56 migranti deceduti dopo 20 giorni su un’imbarcazione di fortuna diretta in Spagna. Ripamonti: «Gestire il fenomeno è possibile, manca solo il coraggio»

La notizia è arrivata nel pomeriggio di venerdì 30 aprile: in mare da circa 20 giorni, senza più né acqua né cibo, alla deriva sotto al sole, sono morti uno dopo l’altro 56 migranti diretti in Spagna. Il barcone fantasma su cui viaggiavano, alla deriva nell’Atlantico, è stato avvistato da un elicottero spagnolo a circa 500 chilometri dalle isole Canarie. Quando l’hanno raggiunto, i soccorritori hanno trovato solo 3 sopravvissuti; altri 24 non ce l’avevano fatta ma si ipotizza che alla partenza ci fossero altre 32 persone. Tra i corpi senza vita, anche quelli di due ragazzi.

L’ennesima strage in mare, per la quale arriva il «profondo cordoglio» del Centro Astalli. A dargli voce è il presidente Camillo Ripamonti, che nello stesso tempo chiede «senza sosta» una reazione dagli Stati membri e dalle istituzioni dell’Unione Europea. «Immobilismo e indifferenza sono inaccettabili e diventano, se rimangono tali, espressione di una scelta deliberata e disumana di lasciar morire. Basta morti in mare è possibile e doveroso».

In concreto, il Centro Astalli chiede al governo italiano di rappresentare alla Commissione europea l’urgenza di «un’operazione umanitaria di ricerca e soccorso che impedisca la morte in mare di altri esseri umani», così come «l’attivazione di vie sicure di accesso in Europa dalle principali aree di crisi che consentano di esercitare il diritto di asilo a chi fugge da guerre e persecuzioni» e l’istituzione di «un meccanismo obbligatorio di ripartizione di quote di migranti che ogni Stato membro deve accogliere, pena l’interruzione dei finanziamenti europei. La parola solidarietà usata nel Piano per le migrazioni si sostanzi e non sia soltanto termine di facciata», è l’esortazione.

Nelle parole di padre Ripamonti, «gestire il fenomeno è possibile: le strade da percorrere sono ormai chiare da tempo. Mancano solo il  coraggio e la lungimiranza di intraprenderle. È il momento di una nuova stagione politica e culturale che rimetta al centro la dignità e i diritti di ogni essere umano sulla terra».

3 maggio 2021