Centri per migranti in Albania, Baturi: «Vorremmo vedere meglio»

Il segretario generale Cei a margine della presentazione del Rapporto Immigrazione Caritas – Migrantes. Ok a percorsi di cittadinanza «a partire dalla scuola»

Intervenuto questa mattina, 16 ottobre, alla Pontificia Università Urbaniana alla presentazione del XXXII Rapporto Immigrazione Caritas – Migrantes, il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi parlando a margine della presentazione si è soffermato anche sull’apertura dei Centri di permanenza e rimpatrio per migranti in Albania, dove proprio questa mattina sono arrivati i primi 16 intercettati in acque internazionali da motovedette della autorità italiane. «Si stanno elaborando delle posizioni, delle dichiarazioni. Vorremmo vedere meglio», ha commentato il presule.

Riguardo al tema della riforma della legge sulla cittadinanza – che interessa 900mila alunni stranieri nelle scuole italiane -, il segretario generale della Cei ha ricordato ai giornalisti che «la Chiesa italiana chiede da tempo una integrazione che passi anche attraverso la cittadinanza e i percorsi culturali educativi e pedagogici. Essere cittadini in termini di responsabilità verso la comunità nazionale e, in termini di diritti, collegato ad un percorso di acquisizione della cultura, dell’integrazione, dei rapporti con gli altri studenti ci sembra sarebbe utile, quindi siamo favorevoli».

Intervenendo in sala, Baturi ha sottolineato che «la vera integrazione attraverso la cultura realizza un vero incontro, perché ciascuno è portatore di un nuovo patrimonio che può creare qualcosa di buono per tutti. La Cei da tanti anni comincia ad augurarsi percorsi di cittadinanza a partire dai percorsi di educazione scolastica», ha ribadito, puntualizzando che «l’inclusione non può essere assimilazione ma promozione, per fare in modo che questi ragazzi abbiano gli stessi diritti e doveri dei loro compagni di classe».

Nelle sue parole anche il riferimento alla «potenza devastatrice della guerra che sta infiammando il Mediterraneo e vuole ridurre tutto a logiche di potere. Pensare alla pace – ha aggiunto – significa pensare all’educazione dei giovani».

16 ottobre 2024