Cellule di evangelizzazione, l’adorazione al centro

Un metodo applicato in centinaia di parrocchie in tutto il mondo, di cui sessanta in Italia e tre a Roma. Un libro curato da don Gianmario Botto sulla visione pastorale

Centinaia di parrocchie in tutto il mondo, di cui sessanta in Italia e tre a Roma, vivono la realtà delle cellule di evangelizzazione: piccoli gruppi composti da massimo dodici persone che si riuniscono settimanalmente in una casa per pregare e riscoprire la propria fede per poi testimoniarla agli altri. Al centro di tutto c’è l’adorazione eucaristica. «L’obiettivo è coinvolgere tutta la comunità, aiutando i fedeli a diventare dei discepoli evangelizzatori nel loro ambiente di vita – spiega don Gian Matteo Botto, promotore nazionale per Zona Italia e referente Area Roma, nonché parroco del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, dove coordina 15 cellule –. Riaccendendo il proprio rapporto con il Signore attraverso la relazione con gli altri, si impara a offrire il Vangelo ai propri vicini, ai propri amici, in famiglia e ai propri colleghi di lavoro».

È un metodo, racconta il sacerdote, che si è sviluppato a Seoul, in Corea del Sud, nella Chiesa pentecostale retta dal pastore Paul Yonggi Cho. È stato poi adattato nella parrocchia cattolica di St. Boniface in Florida, grazie a un sacerdote irlandese, padre Michael Eivers. E infine è approdato a Milano, a Sant’Eustorgio, dove, per merito di don Pigi Perini, nel 1988 hanno preso vita le prime quattro cellule. A Roma attualmente, oltre al Preziosissimo Sangue, sono attive le parrocchie di Mater Dei e di Santa Maria Madre della Provvidenza. La “cellula”, spiega don Botto, «è chiamata in questo modo perché si può moltiplicare appena raggiunge una certa dimensione. Questo è necessario affinché rimanga sufficientemente piccola in modo tale da poter essere guidata meglio». Inoltre, è importante che le riunioni avvengano in una casa. «L’ambiente familiare aiuta le persone a sentirsi più accolte e a loro agio». Il coordinatore delle cellule è il sacerdote, che non partecipa direttamente all’incontro, ma prepara un insegnamento che viene ascoltato. «La caratteristica fondamentale è la responsabilità dei laici – sottolinea –. Sono loro che guidano le cellule». Il sacerdote è incaricato di formare i fedeli ad una corretta evangelizzazione.

«Offriamo un corso dove spieghiamo come mettersi al servizio delle persone del proprio ambiente di vita. I cristiani hanno bisogno di un cambio di rotta. Non bisogna partire dall’insegnamento della morale, ma dalla condivisione della salvezza del Signore, affinché l’altro possa aprire il proprio cuore a Dio». Grazie a questo metodo, continua il parroco, si raccolgono molti frutti. «Abbiamo iniziato con 5 cellule, ora siamo arrivati a 15. Cerchiamo di coinvolgere nelle cellule anche i cosiddetti “ricomincianti”, coloro che si avvicinano alla parrocchia perché devono fare il padrino o la madrina. In questo modo possono fare un’esperienza viva della fede e non assistere solamente a delle lezioni. La Chiesa diventa così veramente un grembo materno che accoglie». Don Botto, insieme all’équipe Italia delle Cellule, ne racconta l’esperienza nel libro “Evangelizzare l’ambiente di vita. Le cellule parrocchiali: visione pastorale e metodo (Paoline Editoriale Libri, 2024)”, con prefazione dell’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione.

26 giugno 2024