Cav in prima linea accanto a donne e bambini

L’impegno dei sei centri attivi a Roma a servizio di coloro che vivono gravidanze difficili o inattese. Storie tra dolore e speranza. Le utenti per lo più italiane, istruite e di livello sociale elevato

Da quando nel 1975 a Firenze è stato fondato il primo Centro di aiuto alla vita (Cav) sono stati oltre 200mila i bambini aiutati a nascere dai volontari e centinaia di migliaia le donne accolte e assistite. Oggi sul territorio nazionale i Cav sono 342 e con i Servizi di aiuto alla vita costituiscono le sedi operative del Movimento per la vita. Con il loro operato rispondono in modo concreto alle necessità delle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa, aiutandole ad «accogliere, custodire e promuovere la vita fin dal concepimento», come auspicato nel messaggio del Consiglio episcopale permanente Cei per la 41ma Giornata nazionale per la vita che sarà celebrata in tutte le diocesi domenica 3 febbraio sul tema “È vita, è futuro“.

Nel Lazio i Cav sono 22; sei quelli presenti a Roma: il Palatino, il primo sorto nella Capitale e attivo dal 2010, il Tiburtino, l’Ardeatino e poi quelli che operano nel quartiere Talenti, al Torrino e ad Acilia. Gli ultimi dati relativi alla loro attività si riferiscono al 2017: sono «oltre 110 le gestanti che hanno cercato assistenza e aiuto, 59 i bambini nati, più di 90 le altre donne in difficoltà che si sono rivolte ai volontari», si legge nel dossier diffuso dalla segreteria nazionale del Movimento per la vita italiano. I sei centri della Capitale hanno la loro sede in altrettante parrocchie del territorio di competenza e «afferiscono alla federazione dei Movimenti per la vita della nostra regione che fa da coordinamento – chiosa Massimo Magliocchetti, responsabile giovani di Roma di Federvita Lazio -, curando anche l’annuale corso di formazione gratuito per volontari e operatori, oltre a organizzare eventi, conferenze e attività per diffondere la cultura della vita».

Anna Spurio Consoli è la presidente del Cav Palatino fin dalla sua fondazione, opera dagli anni Novanta con il Movimento per la vita e sono tante le storie che può raccontare, «storie anche di difficoltà e paura ma tutte a lieto fine perché nessuna mamma si è mai pentita di avere tenuto con sé il suo bambino». Tra le donne che con gli altri operatori ha accompagnato nell’ultimo anno, ricorda in particolare l’adolescente che «si è ritrovata tutta la famiglia contro, all’inizio, per questa gravidanza inattesa e inaspettata», famiglia che poi «si è piano piano riunita e ritrovata fino all’epilogo più bello: il battesimo del nuovo nato nella Cappella Sistina con Papa Francesco». Ancora, la vicenda più complessa della ragazza di origine sudamericana che «è venuta da noi perché vittima dei soprusi del compagno che non voleva che partorisse il loro bambino: l’abbiamo assistita sia sul piano psicologico che materiale, aiutandola a fare ritorno nel suo Paese dove ha avuto l’appoggio e la vicinanza della sua famiglia, portando a termine serenamente la gravidanza». Ma non sono solo straniere le donne che si rivolgono ai Cav: «Anzi, per la maggior parte si tratta di italiane – riferisce ancora Spurio Consoli -, istruite e di livello sociale elevato: cercano soprattutto qualcuno che le ascolti e condivida con loro paure e preoccupazioni o, in tanti casi, ci chiedono aiuto per far fronte a situazioni di violenza verbale o psicologica che sono costrette a subire».

30 gennaio 2019