Un pane diviso sull’altare dai ministri del culto cattolici, evangelici, ortodossi e poi condiviso con tutta l’assemblea. Si è conclusa così, con questo “segno” di profezia e in un clima di profonda commozione la celebrazione ecumenica che si è svolta nella Cattedrale di San Vigilio di Trento che fu sede della promulgazione ufficiale dei decreti del Concilio tridentino. La preghiera è stato il momento culmine del Convegno ecumenico organizzato nella città di Trento dall’ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia a 500 anni dalla Riforma. A guidare la celebrazione c’erano i vescovi cattolici Lauro Tisi di Trento e Ambrogio Spreafico di Frosinone, il pastore Luca Negro della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, don Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio Cei per l’ecumenismo, il pastore Markus Friederich della Chiesa luterana in Italia (Bolzano), un rappresentante della Chiesa ortodossa. Insieme sotto il Crocefisso ligneo che fu testimone della firma dei decreti conciliari, hanno pronunciato parole di perdono per «aver tradito la tua Parola», «per non aver sempre usato pensieri, parole e metodi evangelici», per aver «smentito il tuo Evangelo, rallentando i passi verso una comunione di fede».

croceSono passati pochi giorni dal viaggio di papa Francesco in Svezia per i 500 anni dall’anniversario della Riforma di Lutero. In Italia cattolici ed evangelici hanno scelto la città di Trento per incontrarsi sulla via difficile della riconciliazione. Non sono stati fatti sconti sui nodi teologici che ancora dividono le Chiese. Si è parlato di ministero, di ecclesiologia, di diaconato femminile e del ruolo delle donne, di ospitalità eucaristica. «Riflettere sui nodi teologici del dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti vuol dire soffermarsi sui temi chiave della fede cristiana, cogliendo sintonie e diversità tra le due tradizioni», ha detto il teologo e vescovo Bruno Forte. L’atteggiamento  assunto in questi giorni di riflessione e confronto non è dunque stato «né quello irenico che minimizza le distanze né quello apologetico che le accentua a scapito dell’autenticità». Bruno Forte sceglie il termine «passione per la causa di Cristo» per definire il dialogo che «non ignora i problemi, le lontananze e le sfide ma cerca di tenerne conto in uno sforzo di comune obbedienza alla verità che libera e salva».

Cattolici e protestanti dunque insieme in un’Italia che è alle prese con l’affermazione di un nuovo pluralismo religioso. Secondo i dati presentati dal professor Paolo Naso, aumentano i credenti appartenenti a tradizioni religiose diverse da quella cattolica. Musulmani (un milione e 900mila), ortodossi (1,7 milioni), protestanti ed evangelici (700mila), testimoni di Geova (275mila), buddisti (che con l’arcipelago delle loro sigle arrivano a quota 268mila), induisti (185mila) per un totale di 5milioni e 477mila seguaci di altre fedi religiose che solo fino a qualche decennio fa il nostro Paese non conosceva. E al pluralismo, si unisce anche un’Italia dell’«appartenere senza credere» dove i «creduli sono di più dei credenti» e l’analfabetismo religioso dilaga soprattutto tra i giovani. Se questa è la situazione, decreta Massimo Bernardini, moderatore della Tavola valdese, occorre «trovare parole nuove ed efficaci per testimoniare il dono della fede in Cristo, luoghi, forme, strumenti per dire insieme una parola evangelica. La pianta crescerà – se crescerà – secondo le sue forme e le sue dimensioni ma il seme – le parole che annunciano e spiegano la novità cristiana – può essere deposto insieme».

A fronte di un’Italia che fatica a dire chi è, c’è un mondo che bussa alle sue porte e ha fame di pace. Aburabia è di Homs. È arrivato in Italia a febbraio con la moglie e i suoi 4 figli (l’ultimo nato a Trento) grazie ai corridoi umanitari, il progetto portato avanti insieme dalla Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese in accordo con il ministero dell’Interno. Un’iniziativa ecumenica che ha consentito fino a oggi di salvare dal Mar Mediterraneo 421 uomini, donne e bambini.

Corridoi umanitari, Libano

Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, rilancia la proposta di costituire una “consulta” permanente delle comunità cristiane in Italia. Una struttura agile, leggera, in grado però un giorno di poter dire una parola unita e forte sui grandi problemi che attraversano il nostro Paese. Il prossimo anno la riflessione sulla riforma continuerà, ma questa volta al convegno sono invitate anche le Chiese ortodosse. Don Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, conclude: «Non possiamo più permetterci di ritornare ciascuno nella propria casa e di continuare a lavorare ciascuno per conto proprio. I temi e gli spunti sono tanti, la prospettiva è di lavorarci non più da soli ma insieme, in maniera corale. L’immagine che vedo è quella di un albero con molti rami. Nessun ramo è uguale all’altro eppure tutti sono alimentati con la stessa linfa. Nessuno può dire che un ramo ha più valore di un altro. È questa la prospettiva verso la quale possiamo andare: riconoscere che la radice è la stessa e i rami pur diversi tra loro sono generati dallo stesso dna» (M. Chiara Biagioni)

21 novembre 2016