«Cattolici in diaspora» dalla vita politica, De Gasperi sia esempio

In Vicariato il primo appuntamento con le "Letture Teologiche" dedicate ai padri dell'Europa. Il vescovo Mario Toso: «Non basta formare le coscienze, bisogna agire»

Quando Alcide De Gasperi conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie, lo statista trentino volle subito mettere le cose in chiaro: «Non potrò offrirti una vita di ricchezza economica – le scrisse in una lettera – perché ho deciso di essere onesto». Le Letture teologiche 2018, dedicate ai “Padri dell’Europa”, iniziano dal ricordo di Maria Romana De Gasperi, primogenita del primo presidente del Consiglio dell’era repubblicana e protagonista del primo dei tre appuntamenti previsti dalla rassegna organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria.

Nella sala della Conciliazione in Vicariato, un maxischermo illumina gli affreschi di Lilio e Fenzone con le foto della vita del politico italiano che a Bruxelles, nel corso della Conference Catholique del 1948, per primo parlò di «spirito di solidarietà europea». Era il tempo, ricorda il vescovo di Faenza Mario Toso, in cui le democrazie provavano a ricostruire la propria identità dopo lo tsunami del fascismo. «Da quel discorso proviene l’invito ai cattolici a non estraniarsi dalla vita politica. La libertà passa dalla partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica, un concetto che i cattolici oggi sembrano aver dimenticato». Come nel ‘48, spiega il presule, la democrazia odierna «è impegnata a costruire una nuova identità».

In che modo i cattolici possono essere d’aiuto? «Certamente dando un contributo alla formazione delle coscienze, ma anche operando concretamente, ricostruendo un movimento in grado di lavorare per il bene comune». Per Toso, i cattolici di oggi «sono in diaspora. E quando ciò accade, il loro contributo è ininfluente». In De Gasperi, l’impegno politico – spiega il professor Giuseppe Tognon della Lumsa – «ha origini evangeliche, e la stessa aspirazione democratica proviene dal “comandamento dell’amore”». Un concetto potente e forse inaspettato, soprattutto se riferito a un politico. «Un amore declinato in fraternità, in ricerca del bene comune. Senza questa prospettiva la comunità si inceppa, l’impegno pubblico non ha senso». Si tratta della «teologia di De Gasperi», erede della spiritualità rosminiana. «In quella certezza assoluta per cui da cristiani “non abbiamo il diritto di disperare”, c’era già l’eco del grande passaggio del cattolicesimo verso il Concilio Vaticano II».

Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato, punta infine l’accento sull’europeismo di De Gasperi: «non fu semplicemente la reazione alla sconfitta dei totalitarismi. L’Europa di De Gasperi è un fatto culturale e pratico, istituzionale; è una passione del cuore e allo stesso momento il riconoscimento più alto di ciò che è in grado di fare la buona politica». Al termine dell’incontro di giovedì, il vicario Angelo De Donatis ha ricordato l’invito all’appuntamento del 18 gennaio, nel corso del quale si parlerà di Konrad Adenauer. Per l’arcivescovo «abbiamo la missione di riscoprire la vocazione della comunità cristiana a servire l’uomo. È giusto impegnarci per condurre il dibattito politico verso il rispetto della dignità e della vita umana. Così, da credenti, potremo confrontarci con i valori del Vangelo per metterci al servizio della comunità».

 

12 gennaio 2018