Caso Rupnik, De Donatis: «Rispetto per il dolore e la sofferenza delle persone coinvolte»

Il cardinale vicario interviene sulla vicenda relativa al gesuita «incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia»

«La diocesi di Roma, fedele alla sua missione di presiedere nella carità, confortata dal discernimento del suo Pastore Supremo, sente doveroso pronunciarsi su un caso, ormai conclamato, di accusa a livello mediatico ad un chierico, padre Marko Ivan Rupnik, membro della Compagnia di Gesù, istituto religioso di Diritto pontificio, incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia». Si apre con queste parole la dichiarazione del cardinale vicario Angelo De Donatis, diffusa nel pomeriggio di venerdì 23 dicembre. Un pronunciamento, precisa, rispettoso «delle competenze e decisioni dei legittimi superiori di padre Rupnik, nonché delle determinazioni di tutte le istanze che si sono occupate del suo caso, soprattutto negli ultimi mesi, in particolare del dicastero per la Dottrina della fede. Invero – precisa infatti il porporato -, il chierico finora ha avuto un rapporto di carattere pastorale a più livelli con la diocesi di Roma, ma non si trova in una posizione di sottomissione gerarchica al cardinale vicario a livello disciplinare ed eventualmente penale».

De Donatis ricorda i «numerosi e preziosi servizi di carattere ministeriale» prestati finora da Rupnik alla Chiesa di Roma, a cominciare dall’attività di «predicatore di ritiri ed esercizi, soprattutto al Clero romano», fino all’attività artistica, «che lo ha portato fra l’altro a decorare anche la Cappella del Seminario Romano Maggiore». Anche per questo, «tutta la diocesi, di fronte a questa sconcertante comunicazione, soprattutto mediatica, che disorienta il popolo di Dio, sta vivendo con preoccupazione e sgomento queste ore, consapevole dell’estrema delicatezza della situazione, che – va ribadito – è stata ampiamente trattata in sedi giudiziali che esulano del tutto dalla competenza del cardinale vicario, e che ora viene gestita autonomamente dai legittimi superiori di padre Rupnik, come ci è stato comunicato in data 16 dicembre».

Il cardinale ribadisce anche che «la diocesi di Roma non era consapevole fino a tempi recenti delle problematiche sollevate», pertanto «non può entrare nel merito delle determinazioni assunte da altri, ma assicura, anche a nome del suo Vescovo, ogni supporto necessario per l’auspicabile soluzione positiva del caso, che risani le ferite inferte alle persone e al corpo ecclesiale, portando per quanto possibile a fare piena luce e verità sull’accaduto: quella verità che sola ci rende liberi», afferma citando le parole dell’evangelista Giovanni. Nelle parole del porporato infatti «è dovere della Chiesa applicare i criteri della verità, che sono quelli di Dio. Essa ha due mandati inalienabili che sono al contempo anche doveri: stare vicino a chi soffre e attuare i criteri di verità e di giustizia desunti dal Vangelo. Nel caso che la sta scuotendo – prosegue – è bene si proceda secondo una strada certa: noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato».

La Chiesa che è in Roma, assicura il vicario, «in questo momento ritiene primario e fondamentale accogliere con profondo rispetto il dolore e la sofferenza di tutte le persone coinvolte in questa vicenda, soprattutto in questo tempo liturgico dell’anno che chiama tutti a riconoscere in Cristo Salvatore l’unico in grado di guarire le ferite del cuore dell’uomo». In particolare, «assicura tutta la collaborazione necessaria alla Compagnia di Gesù e alle superiori istanze» per l’attuazione del decreto datato 16 dicembre, che «comporterà verosimilmente, tra l’altro, anche una serie di provvedimenti rispetto agli uffici canonici diocesani – gli unici direttamente soggetti all’autorità del cardinale vicario – di cui padre Rupnik è investito tutt’ora, in particolare quello di rettore della chiesa San Filippo Neri all’Esquilino e di membro della Commissione diocesana per l’Arte sacra e i beni culturali».

Parallelamente, «la diocesi di Roma è consapevole di dover riflettere ed eventualmente prendere provvedimenti rispetto a un’attività che già da molti anni è stata avviata da padre Rupnik e dai suoi collaboratori anche nel nostro ambito diocesano: si tratta del noto “Centro Aletti”, avviato nei primi anni Novanta, poi sviluppatosi e cresciuto sotto l’autorità della Compagnia di Gesù e finalmente diventato, il 5 giugno 2019, Associazione pubblica di fedeli della diocesi di Roma, della quale è attualmente direttrice la dott.ssa Maria Campatelli. Affidiamo tutto alla misericordia del Signore – è la conclusione – e al prudente discernimento di chi è chiamato a prendere decisioni sulle persone coinvolte».

27 dicembre 2022