Ha parlato di «disattenzione» il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Ieri sera, 17 ottobre, ha incontrato Ilaria Cucchi, la sorella del 31enne romano arrestato il 15 ottobre del 2009 per spaccio, portato nel carcere di Regina Coeli e quindi trasferito in diverse strutture, fino a essere ritrovato morto, il 22 ottobre, nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, in una catena di abusi sulla quale solo ora si comincia finalmente a fare luce. Pochi giorni fa infatti per la prima volta Francesco Tedesco, uno dei carabinieri a processo per la morte di Stefano, ha ammesso di aver assistito al suo pestaggio, accusando altri due carabinieri a processo con lui di esserne i responsabili.

«Credo che dobbiamo chiedere scusa in tanti, perché c’è stata un po’ di disattenzione – ha riferito il ministro Trenta, incontrando i giornalisti al termine dell’incontro -. Sono tanti quelli che avrebbero potuto vedere e che non hanno visto. Per tutto questo dobbiamo chiedere scusa. Ovviamente come membro del governo debbo chiedere scusa se c’è stata una parte delle istituzioni che non ha visto». All’incontro al ministero hanno partecipato anche l’avvocato della famiglia Fabio Anselmo e il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri. Proprio con il comandane Nistri pare ci sia stato in confronto teso, soprattutto in relazione agli accertamenti che l’Arma sta conducendo sui militari coinvolti nella vicenda. Di qui la scelta di Ilaria di non trattenersi con la stampa al termine dell’incontro. «Il ministro Trenta – ha scritto su Facebook – è stata estremamente umana e gentile nei nostri confronti però visto come è andato l’incontro, non per responsabilità sua, non mi sentivo di dire nulla. Rispetto profondamente l’Arma dei Carabinieri ma vorrei che vi fosse uguale rispetto per il processo in corso per far luce sulla morte di mio fratello».

E “rispetto” è una delle due parole scelta dalla titolare della Difesa per sintetizzare il senso di un incontro che ha definito «un momento emozionate, in cui io rappresentante delle istituzioni mi sono sentita direttamente coinvolta». “Rispetto” dunque, ha spiegato, «per il dolore della famiglia Cucchi, per il calvario che ha vissuto. Ma rispetto anche per l’arma dei Carabinieri e per tutti i carabinieri che ogni giorno garantiscono la nostra sicurezza». L’altra parola scelta dal ministro Trenta è “unità”, «perché quando c’è scollamento fra le istituzioni e la società civile, quando si crea una sfiducia fra le istituzioni e la società civile la colpa è un po’ anche della politica. Credo fortemente nel dialogo e credo che la politica debba avere il compito di unire e non di dividere, soprattutto in questo momento».

Ora che depistaggi e omissioni stanno lentamente iniziando a venire alla luce, si aspetta solo la verità processuale.

18 ottobre 2018