CasArché: porte aperte per mamme e bambini vulnerabili

Inaugurata la struttura di accoglienza della Fondazione. Il vicegerente Palmieri: «Senza casa e senza affetti non si vive». Supporto e cura per ricostruire autonomia

Un luogo nel quale si viene rigenerati, «dove fare esperienza di relazioni affettive autentiche, quelle che consentono di sperimentare l’amore materno e paterno di Dio, perché senza casa e senza affetti non si vive». Così monsignor Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi di Roma, ha descritto “Casa Marzia”, la struttura di accoglienza per mamme e bambini inaugurata sabato 4 settembre, a via Monte Pramaggiore 8, nel quartiere Montesacro, a opera della Fondazione CasArché. «Quello che Giovanni ci presenta nel suo Vangelo, che si apre proprio con il termine arché – ha detto Palmieri richiamando il nome della onlus che dal 1991 si prende cura di bambini e famiglie vulnerabili nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa, offrendo servizi di supporto e cura a Milano, a Roma e a San Benedetto del Tronto -, è un Dio che non rimane chiuso in se stesso ma che si fa comunione e dono, dimensioni che anche noi siamo chiamati a mettere in pratica, specialmente alla luce dell’ultima enciclica del Papa “Fratelli tutti”». Il presule ha poi sottolineato come «questa struttura non è affidata solo agli operatori ma è parte di una rete, è cioè inserita non solo nella società ecclesiale ma anche sociale e la cosa più bella e importante da sostenere qui sono le mamme con i loro bambini».

A Casa Marzia, in particolare, saranno 6 le mamme con problematiche legate a maltrattamenti, immigrazione, disagio sociale e fragilità personale che con i loro figli saranno accolte nella palazzina di proprietà delle Suore Francescane Missionarie del Bambin Gesù – ristrutturata grazie al sostegno di privati e aziende -, ricevendo un alloggio temporaneo con la finalità di poter recuperare gradualmente la propria autonomia. «Ci vuole un po’ di follia ad avviare di questi tempi un progetto simile – ha detto padre Giuseppe Bettoni, presidente e fondatore di Arché – ma il sostegno di tanti amici e la forza che ci viene dal rispondere al bisogno di accoglienza, che emerge prepotente dalla situazione sociale attuale, ci danno l’energia necessaria per non tirarci indietro e per aprire una struttura accogliente, un luogo dove la speranza sarà di casa. Le mamme, infatti, qui potranno ricostruire il rapporto con i loro figli e guardare al domani con serenità e fiducia, così quando rientreranno nella vita ordinaria, dopo il raggiungimento della piena autonomia, costruiranno un futuro diverso per sé e per i loro figli».

A tagliare il nastro, avviando ufficialmente le attività di Casa Marzia, intitolata a una delle bambine sieropositive seguite dalla Fondazione – che è presente nella Capitale fin dal 1993 con attività di sostegno alle famiglie con figli ricoverati all’ospedale Bambino Gesù -, è stata, con in braccio il suo bambino, Chiara Giorno, psicologa dello “Spazio neonato famiglia” di Arché, attivo nel nosocomio San Camillo Forlanini. Presenti all’inaugurazione anche Veronica Mammì, assessore alla Persona, scuola e comunità solidale del Comune di Roma, che si è detta «emozionata per questo importante progetto inserito in un tessuto sociale che saprà sostenerlo», e il presidente del III municipio Giovanni Caudo, che ha augurato a CasArché «di radicarsi non solo nel territorio ma in una rete sociale».

6 settembre 2021