Casale San Nicola, Caritas: «Senza accoglienza non c’è comunità»

Nella mattinata di venerdì 17 luglio gli scontri tra i residenti, supportati da Casa Pound, e la polizia: «Noi i rifugiati non li facciamo passare»

Nella mattinata di venerdì 17 luglio gli scontri tra i residenti, supportati da Casa Pound, e la polizia: «Noi i rifugiati non li facciamo passare»

Dopo i tafferugli tra le forze dell’ordine e gli abitanti di Casale San Nicola, supportati dal gruppo di estrema destra CasaPound, non si fermano le proteste contro il trasferimento di 19 profughi nel centro di accoglienza dell’ex scuola Socrate in zona Cassia. Nella mattinata di venerdì 17 luglio, i residenti hanno manifestato al grido: «Noi i rifugiati non li facciamo passare». «Casale San Nicola resti agli italiani», hanno scandito in blocco prima che la situazione degenerasse contro gli scudi della polizia in assetto antisommossa.

Un pullman con a bordo 19 profughi è rimasto bloccato dietro i blindati delle forze dell’ordine, poi scortato ha percorso la strada tra cori di insulti e lanci di bottiglie fino a raggiungere l’ex scuola, ad attenderli un mediatore culturale. «Difendiamo Casale San Nicola fino all’ultimo», ha detto ai giornalisti Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound Italia. Nessun ripensamento da parte del prefetto di Roma, Franco Gabrielli: «Abbiamo inviato 19 richiedenti asilo ma i residenti della zona hanno fatto un blocco stradale per evitarlo. Io cerco sempre il confronto – ha dichiarato – ma se dall’altra parte questo confronto è pretestuoso o delatorio allora mi trovo con le spalle al muro e posso solo andare avanti».

Intanto è intervenuta anche la Caritas diocesana che, in un comunicato stampa, ha condannato «forze politiche senza scrupoli» che «incrementano un clima d’odio che mai si era visto a Roma e in Italia». «Una città che non accoglie i migranti – si continua a leggere nel comunicato – è un popolo senza memoria, un agglomerato umano che non può dirsi comunità».

In queste situazioni, «la comunità cristiana oggi deve rendersi visibile e partecipe con la preghiera, iniziative di solidarietà e integrazione verso i migranti, così come deve essere vicina alla popolazione locale favorendo percorsi di conoscenza. A tutti – termina la nota – il compito di far sì che il disagio di tanti si trasformi in maggiori diritti di solidarietà».

 

17 luglio 2015