Casa Betania, crocevia di storie

Dagli inizi con i coniugi Dolfini alle 5 Case di oggi. Dal 14 marzo al via un ciclo di incontri per festeggiare l’anniversario. Il 7 giugno atteso il cardinale presidente della Cei Zuppi

C’è la storia di una donna del sud America, arrivata a Casa Betania da sola e incinta. «Era smarrita», racconta Matilde Dolfini, figlia di Silvia e Giuseppe, una delle famiglie fondatrici dell’associazione Casa Betania che quest’anno compie trent’anni. «Non dimenticherò mai quel giorno alla stazione, quando è corsa ad abbracciare il compagno, e padre di suo figlio, che con molta fatica era riuscito a raggiungerla in Italia». Oppure quel ragazzo tredicenne, arrivato anche lui da solo nella casa di accoglienza in zona Pineta Sacchetti. «Era partito dal nord Africa insieme a sua madre e suo fratello minore, ma prima di salire sulla barca, per colpa della calca, li ha persi di vista. Così si sono imbarcati su due navi diverse, e quella su cui erano la donna e il bambino non è mai arrivata in porto». Casa Betania è un intreccio, o meglio dire un abbraccio, di storie, di volti, di sogni e fatiche, nata nel 1993.

«L’esperienza è sgorgata dal sogno di un gruppo di famiglie che si conoscevano perché frequentavano insieme la parrocchia di Gesù Divin Maestro e avevano fatto già esperienze di accoglienza, con bimbi in affido o con l’ospitalità di mamme con i figli». Famiglie che hanno deciso di mettere ancora più a frutto il proprio bagaglio di esperienze aprendo una casa famiglia per accogliere bambini in difficoltà e le loro madri. «Tutto è partito da un’idea un po’ folle, ma potente, di mettere al servizio di tutti la propria famiglia». Il sogno poi è diventato un progetto serio, ha coinvolto tante persone, tante professionalità. L’albero pieno di fiori che è oggi Casa Betania, però, è nato da un seme custodito con cura da una famiglia, quella di Silvia e Giuseppe Dolfini, che per primi si sono resi disponibili ad abitare dentro la Casa. «Questo perché l’idea originale era che a Casa Betania dovesse abitare una famiglia, che condividesse poi la tavola, il tempo, la quotidianità con gli ospiti. Ovviamente sempre sostenuti da altre famiglie amiche attorno», spiegano.

Casa Betania negli anni ha accolto adulti e giovani in difficoltà, ragazzi disabili, ha promosso affidi. «Sicuramente un elemento di grande forza che ha dato gambe e carburante al progetto per trent’anni è stata la presenza di volontari di tutte le età. Una ricchezza enorme». Un altro pilastro, sottolinea Matilde, è sicuramente la “familiarità”. «La dimensione della familiarità è una dimensione che abbiamo sempre curato. Prima i miei genitori, poi, quando loro da grandi hanno fatto un passo indietro, altre famiglie hanno proseguito la loro attività». Ora vivono a Casa Betania Justina e Arnoldo, lei messicana, lui napoletano. «La presenza delle famiglie è stata sempre un elemento che ha caratterizzato questa esperienza, ha dato calore e specificità all’accoglienza dei bimbi e delle mamme». Da alcuni anni poi, ad affiancare i volontari, sono arrivate anche figure professionali, come educatori e operatori sociosanitari.

Oggi l’esperienza di accoglienza contempla cinque Case, ciascuna con la sua accoglienza specifica. Domenica 11 giugno Casa Betania compirà 30 anni di vita. «Ci stiamo preparando a questo grande traguardo, ma in realtà questo vuole essere un anno di festeggiamenti senza sosta. L’11 giugno vorremmo che sia un giorno di festa per tutte quelle persone che hanno dato vita a questa esperienza. Un giorno in cui poter ringraziare, perché gli incontri che abbiamo fatto sono stati incontri preziosi, al di là delle difficoltà che ci sono in tutte le storie». Sono tanti poi i sogni per il futuro. «Sicuramente uno dei desideri è quello di riuscire ad accompagnare i ragazzi con disabilità che sono accolti da noi anche nel percorso al di fuori di Casa Betania. Vorremmo poterli aiutare a trovare la casa della loro maturità. Lo stesso vale per le mamme. Il sogno è vederle realizzate, sicure e senza paura». Ridare Casa, con tutto ciò che questo significa, è forse oggi il dono più grande per ogni uomo e donna.

Da qui all’11 giugno sono in programma cinque incontri serali per raccontare l’esperienza di Casa Betania. Si parte martedì 14 marzo alle 20.45 a San Fulgenzio, con Mauro Magatti, poi giovedì 20 aprile a Gesù Divin Maestro con Daniele Mencarelli. Poi ancora il 9 maggio a San Lino un confronto con don Luigi Maria Epicoco. I due grandi eventi finali, uno il 7 giugno alle 20.45 con il presidente della Cei il cardinale Matteo Zuppi, e l’altro l’11 giugno alle 10, si terranno a Casa Betania.

13 marzo 2023