Caro affitti, la protesta è appena iniziata: gli universitari chiedono soluzioni

Circa 44mila gli studenti fuori sede a Roma, contro i 2.800 posti letto negli alloggi universitari di tutto il Lazio. Polimeni (Sapienza): «Istituito un fondo per contributi alloggio. In corso anche progetti di edilizia universitaria». La richiesta dei giovani: fissare un tetto per gli affitti

Le tende ai piedi degli atenei italiani sono diventate il simbolo di una protesta generazionale. Quella contro il caro affitti che mette a repentaglio il diritto allo studio. Ieri mattina, 18 maggio, gli studenti e le studentesse della Sapienza di Roma si sono riuniti intorno al tavolo convocato dalla rettrice Antonella Polimeni con i rappresentanti del Comune e della Regione e i rettori delle altre Università del Lazio per discutere di crisi abitativa. È stato un primo passo per non far calare il sipario su una lotta per i diritti che sta coinvolgendo centinaia di ragazzi e ragazze in tutta Italia.

Ma nel breve periodo «non cambierà nulla», dichiara a Roma Sette Mattia Santarelli, studente al terzo anno di Giurisprudenza. «Il riscontro della discussione non ci soddisfa», hanno comunicato gli studenti di Sinistra universitaria, che la scorsa settimana si sono accampati in tenda all’interno della Sapienza, ai piedi della Minerva, fino a quando non hanno ottenuto la disponibilità ad aprire un tavolo di discussione con le istituzioni. «Abbiamo chiesto la creazione di un tavolo permanente – hanno aggiunto – per risolvere la crisi abitativa e aspettiamo risposte». Dall’incontro in rettorato intanto è emerso con chiarezza che qualsiasi provvedimento non potrà avere effetti immediati. Fatta eccezione per la volontà espressa di erogare le borse di studio anche agli idonei non beneficiari. Un contributo significativo, ma di certo non risolutivo di una situazione che nella Capitale, come altrove, sembra lontana dall’essere sbrogliata.

«Conosciamo bene le criticità e siamo coscienti delle problematiche che la crisi abitativa porta sul diritto allo studio, soprattutto tra le ragazze e i ragazzi con redditi più bassi», dichiara la rettrice Polimeni, impegnata a mitigare le difficoltà con cui fanno i conti molti universitari del suo ateneo. «È stato istituito un fondo per finanziare contributi alloggio, sono in corso progetti di edilizia universitaria che metteranno a disposizione sul territorio romano, e in parte a Latina, oltre 400 posti già nei prossimi mesi», ha spiegato.

Il fenomeno però riguarda una platea vastissima di ragazzi. Sono circa 44mila gli studenti fuori sede a Roma contro i 2.800 posti letto disponibili negli alloggi universitari di tutto il Lazio. La scorsa settimana il governo ha annunciato di aver sbloccato i 660 milioni di euro del Pnrr da destinare alla realizzazione di nuovi alloggi per raggiungere quota 100mila posti letto entro il 2026, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tre giorni fa, però, è saltato l’emendamento in questione, slittando la disponibilità dei fondi a un successivo decreto. E rinviando, ancora, una questione che sullo sterminato territorio romano è particolarmente delicata. «Oltre al numero dei posti, c’è il problema della dislocazione delle residenze, perché molte sono lontanissime dall’università», spiega ancora Mattia Santarelli.

Originario di Fermo, Mattia è a Roma da tre anni, da quando ha iniziato gli studi a Giurisprudenza, ed è tra le decide di universitari della Sapienza che la scorsa settimana hanno deciso di accamparsi in tenda per dire basta a una situazione insostenibile per studenti e famiglie. «Abbiamo voluto raccogliere un testimone politico», dice Mattia riferendosi a Ilaria, la studentessa del Politecnico di Milano che per prima ha iniziato la protesta in tenda. A Roma l’agitazione ha coinvolto circa 30 studenti, accampati in 22 tende montate davanti al rettorato. Un simbolo della precarietà abitativa che coinvolge migliaia di persone alle prese con locazioni irregolari, abita zioni care e una vivibilità discutibile che in tanti sono costretti a farsi star bene. «Vivo in una singola a 500 euro, spese escluse, a piazza Bologna – racconta -. È molto piccola, ma almeno è vicina all’università». Con lui abita anche suo fratello: altri 500 euro che i genitori di Mattia spendono per garantire gli studi ai figli. «I miei genitori riescono a sostenere la spesa perché ho avuto la fortuna di vincere la borsa di studio», precisa Mattia che quest’anno ha fatto richiesta di accedere agli alloggi universitari, ma non è stato ammesso.

I costi che una famiglia deve sostenere sono elevatissimi. E gli esponenti politici che hanno ascoltato le ragioni degli studenti in tenda ne sono consapevoli. «Abbiamo chiesto di prendere atto del fatto che parte della responsabilità è proprio loro», ha detto Mattia. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte, da Riccardo Magi al sindaco di Roma Roberto Gualtieri che proprio ieri ha chiesto al governo di rifinanziare il contributo agli affitti e il fondo per la morosità incolpevole. «Le Regioni dovrebbero essere il primo intermediario tra chi cerca e chi affitta», dice Mattia, sintetizzando una delle proposte degli studenti che chiedono di regolamentare l’intermediazione e di fissare un tetto per gli affitti. «È impensabile che uno studente per cercare casa a Roma debba affidarsi a un gruppo Facebook», aggiunge.

Online si rincorrono annunci fasulli e prezzi esorbitanti per pochi metri quadri. «Penso che serva anche un monitoraggio costante della situazione», precisa la rettrice della Sapienza Polimeni. «C’è anche l’annoso problema degli affitti in nero che era rimasto sopito durante il periodo della pandemia. Il nostro ateneo è da sempre a disposizione per la condivisione dei dati, la collaborazione con la Guardia di finanza è costante, anche per le verifiche delle certificazioni Isee». L’unica soluzione è lavorare insieme «anche tra enti e istituzioni diverse, affinché questa non sia una sterile, seppur legittima, protesta ma diventi uno stimolo per tutti a fare meglio», spiega Polimeni. Gli studenti aspettano, ma sono pronti a montare di nuovo le tende.

19 maggio 2023