Si intitola “Un genio dell’informatica in cielo” il libro di Nicola Gori, giornalista de L’Osservatore Romano, su Carlo Acutis, il quindicenne milanese scomparso 10 anni fa per una leucemia fulminante. Il testo, che racconta la biografia di questo ragazzo milanese che il direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian ha definito «una figura così normale  e così straordinaria», è stato presentato ieri, 26 ottobre, presso la Filoteca Vaticana. Con il libro, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, è stato presentato anche un “docufilm” a cura di Matteo Ceccarelli: “La mia autostrada per il cielo. Carlo Acutis e l’Eucaristia”, prodotto da Officina della Comunicazione e tradotto in cinque lingue,

«Abbiamo tutti i patroni, ma non il patrono di internet. Chissà se Carlo Acutis, una volta proclamato beato, non possa essere riconosciuto come patrono di internet». Questo l’auspicio formulato da monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, durante la presentazione. Carlo, di cui il 24 novembre si chiude a Milano la fase diocesana del processo di beatificazione, «era un ragazzo particolarmente flessibile, appassionato di quello che allora si chiamava personal computer. Il servizio che il Papa ci chiede di fare nella comunicazione è in fondo una sorta di corso di recupero di fronte a 30 anni di ritardo sulla competenza e convergenza digitale. Stiamo semplicemente facendo un corso di recupero».

Oltre alla passione per la rete, di Carlo Viganò ha ricordato soprattutto la spiritualità di stampo eucaristico. «L’Eucaristia, diceva Carlo, è l’autostrada per il Paradiso: può sembrare una frase da adolescente molto radicato in una fede un po’ eroica – il commento di Viganò -, mentre è un concetto straordinariamente teologico non così interiorizzato neppure nelle nostre comunità cristiane. L’Eucaristia, ogni volta che la celebriamo, è l’autostrada per il Paradiso: quando diciamo “in alto i nostri cuori”, diventiamo contemporanei degli angeli, dei santi e di coloro che ci hanno preceduto nel Regno eterno». Per il prefetto, «Carlo ci consegna la responsabilità di vivere l’Eucaristia non come precetto da compiere per guadagnarsi l’aldilà, ma per godere qui quella pienezza della vita eterna che qui inizia. È questa l’intuizione spirituale di un ragazzino».