Caritas, videomessaggio del Papa: «Vorrei che la città brillasse di pietas»

La “presenza” di Francesco allo spettacolo messo in scena al Brancaccio dagli ospiti delle strutture Caritas, per la regia di Del Giudice. Al centro, il tema dell’amore

La presenza “virtuale” di Francesco allo spettacolo messo in scena al Brancaccio dagli ospiti delle strutture Caritas, per la regia di Del Giudice. Al centro, il tema dell’amore

«Quanto vorrei che questa città costellata in ogni tempo di persone impregnate di amore di Dio potesse brillare di “pietas” per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge da guerra e da morte, di disponibilità, di sorriso e magnanimità per chi ha perduto la speranza. Quanto vorrei che la Chiesa di Roma si manifestasse sempre più madre attenta e premurosa verso i deboli. Quanto vorrei che le comunità parrocchiali in preghiera, all’ingresso di un povero in chiesa, si inginocchiassero in venerazione allo stesso modo come quando entra il Signore! Quanto vorrei questo: che si toccasse la carne di Cristo presente nei bisognosi di questa città». Si è aperto con un video messaggio di Papa Francesco e con il desiderio che la sua diocesi si faccia sempre più accogliente verso i poveri lo spettacolo “Se non fosse per te”, andato in scena martedì sera 28 aprile al Teatro Brancaccio, per la regia di Carlo Del Giudice, che ha diretto, in un progetto di teatro sperimentale, gli ospiti dei centri di accoglienza della Caritas di Roma, attori per un giorno.

Il Papa ha ringraziato la Caritas diocesana, una sorta di braccio operativo della generosità del vescovo di Roma. «Ringrazio anche tutti gli operatori della nostra Caritas – ha detto – li sento come le mie mani, le mani del vescovo, nel toccare il corpo di Cristo. Ringrazio anche i tanti volontari, provenienti dalle parrocchie di Roma e da altre parti dell’Italia. Scoprono così un mondo che chiede attenzione e solidarietà: uomini e donne che cercano affetto, relazione, dignità e insieme alle quali tutti possiamo sperimentare la carità imparando ad accogliere, ascoltare e a donarci». E nel ricordare i tanti testimoni della carità a Roma, partendo da san Lorenzo, ha citato anche don Luigi di Liegro, fondatore della Caritas diocesana. I poveri, ha detto infine Papa Francesco, «non sono per noi un peso», ma «la ricchezza senza la quale i nostri tentativi di scoprire il volto del Signore sono vani».

Sul palco gli ospiti dei centri Caritas dimostrano davvero di essere ricchi: di storie, di insegnamenti, di sofferenze, ma anche di risurrezione. Qualcuno racconta la storia di una delusione d’amore. Un altro spiega come è finito sulla strada e come è stato accolto dalla Caritas. Tra una storia e l’altra si inseriscono ora una canzone ora un’aria di violino. C’è anche spazio anche per le storie che Stefania Bruno disegna con le dita sulla sabbia. «L’idea dello spettacolo nasce da una canzone di Sergio Cammariere, un autore che amo moltissimo – spiega il regista Del Giudice – e da un’idea dell’amore. Tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra uomo e Dio e perfino per la letteratura. Con gli ospiti dei centri Caritas lavoro ormai da dieci anni, in uno spazio di via Casilina Vecchia. Questa per loro è una serata di riscatto; il pubblico poi ricambia con l’affetto tutti i loro sforzi». Nella trama dello spettacolo si apre uno spazio per la luce del Vangelo. «Benché io sia un laico – ammette il regista – nello spettacolo c’è amore per la vita, amore per l’altro. La voglia di essere persone vere, pulite e amorevoli. Questi sono i valori del Vangelo, ma anche di tutte le persone di buona volontà».

A margine dello spettacolo, cui anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto mandare una lettera di auguri, monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, ha riassunto il senso della serata e del messaggio del Pontefice. «Il Papa ha avuto attenzione e sensibilità nei confronti dei poveri. Non devono essere serviti ma venerati. Evidentemente Papa Francesco ha a cuore questo spettacolo che ci insegna che i poveri possono diventare i nostri maestri. Il volto del povero è il volto di Dio. Gli ospiti che recitano in “Se non fosse per te” raccontano la loro vita, le loro difficoltà. Riflettono sul tema dei rapporti interpersonali. Nell’intimo di queste persone ci sono enormi ricchezze spirituali. Il nostro compito non è solo di dare da mangiare a chi a fame. Queste realtà materiali non sono sufficienti. Quello che è importante – ha concluso monsignor Feroci – è ricostruire la persona, far sentire i poveri persone importanti».

29 aprile 2015