Caritas, quando il “viaggio” è dipinto sul muro

Le storie dei minori accolti nel centro di pronta accoglienza di via Venafro raccontante attraverso un murales realizzato con Alice Pasquini

Le storie dei minori accolti nel centro di pronta accoglienza di via Venafro raccontante attraverso un murales realizzato con Alice Pasquini

Lei, Alice Pasquini, è la street artist italiana più famosa nel mondo. Loro sono i ragazzi accolti dal centro Caritas di pronta accoglienza per minori non accompagnati che a Roma cercano una nuova vita. Insieme hanno preso un vecchio muro del cortile interno del centro, in via Venafro, e disegnato il loro viaggio, la loro speranza di vita in un Paese che non è il loro. Quello che è uscito fuori, nei due giorni del progetto “Incontri, storie, colori ed emozioni”, sono ragazzi “volanti” che dall’alto vedono la città che li ha accolti ma anche quella da cui sono fuggiti.

«Avevamo il piacere di far parlare questo muro – spiega Maria Franca Posa, responsabile della struttura Caritas – perché i ragazzi spesso disegnavano, esprimendo le loro emozioni. Pensando a chi potesse aiutarli, siamo arrivati ad Alice, una persona che ha una profonda capacità di far parlare i muri ma anche di far uscire le emozioni».

Classe 1980, romana, Alice è anche disegnatrice, scenografa e pittrice. Ha realizzato oltre mille opere pubbliche in ogni parte del mondo, dal Marocco alla Russia, dalla Francia alla Norvegia, fino all’Australia. Dipinge su commissione e non, su muri enormi o in piccoli angoli nascosti. Ha accettato con molto piacere la chiamata della Caritas per dare vita a un muro insieme ai ragazzi del centro, con cui si è divertita. L’idea di rappresentare il viaggio è stata immediata.

«Non è una tela dentro uno studio ma è un muro, una storia, sono colori che rappresentano le persone che ci abitano – ha detto -. Non potrei disegnare la stessa cosa su un muro del Marocco o dell’Australia. Affrontare il tema del viaggio è per loro un ricordo che ha un significato ben preciso». Ha dispensato consigli artistici e si è divertita nel vederli all’opera: «C’è chi disegna linee perfettamente dritte, chi spruzza colore a caso – ha detto divertita -. È terapeutico, se vogliamo, perché determinati colori hanno la forza di influire su di noi. Tornare a un aspetto infantile, dove ognuno di noi, almeno una volta, ha dipinto su un muro è qualcosa che ti avvicina all’arte senza pensarla come qualcosa di sacro, che ha delle regole ma permette a ciascuno di esprimersi dal profondo».

18 marzo 2015