Caritas, nel 1993 l’apertura dell’ostello a via Giolitti

Un primo centro per i senza dimora. Su Roma Sette l’intervista del compianto Vincenzo De Lutio a monsignor Di Liegro

Racchiusi in un metro quadrato di indifferenza. Tra il freddo dell’inverno e quello della gente. Ma ancora pochi giorni e per gli «emarginati», che gravitano intorno alla Stazione Termini, si apriranno finalmente le porte del nuovo ostello in via Giolitti. Circa 2.200 metri quadrati con tanto di servizi: 8 docce, 13 bagni e 25 lavabi. In realtà l’ostello doveva accogliere i barboni già una settimana fa, ma sono state fatte alcune opere di ristrutturazione: dall’impianto dell’aria condizionata ai servizi igienici. I locali sono quelli dell’ex «posto di sosta e ristoro dei militari» messi a disposizione della Caritas diocesana, fino alla fine di aprile giusto il tempo di affrontare il gelo registrato all’inizio di gennaio (ben quattro sono stati i barboni trovati senza vita), grazie alla sensibilità delle Ferrovie dello Stato e dal Ministero della Difesa. Ed è stata anche allestita una linea telefonica (47306928) per quanti vorranno aiutare a mandare avanti il nuovo ostello attraverso l’invio di generi alimentari. L’invito dei Monsignor Di Liegro, presidente della Caritas diocesana, è rivolto anche ai volontari che dovranno gestire la mensa. Per i «barboni» si prevede, infatti, oltre il pernottamento anche un posto caldo la sera, in cambio di vestiti e la colazione al mattino.

Monsignor Di Liegro quanti sono i posti previsti per l’ostello?

Circa 130-140 per il pernottamento. C’è più spazio invece per la mensa e vedremo di ampliare il servizio anche in base alla richiesta dei pasti caldi. E siccome abbiamo bisogno degli alimenti come pane pasta e olio, si richiede a tutti i fedeli e a quanti ci possono dare una mano, oltre l’invio di denaro, anche offerte di cibo. Allo stesso modo potranno servire per i n ostri ospiti i vestiti e le coperte, sebbene oltre 400 lenzuola siano state già garantite dalla Croce Rossa. Importanti sono anche gli aiuti sul fronte del volontariato. Un lavoro quello dei volontari molto utile e soprattutto complementare che cerca di umanizzare un po’ l’ambiente.

Si è passati, però, dalla minaccia nei giorni scorsi di chiudere l’ostello di via Marsala, all’apertura di quello in via Giolitti…

È vero l’altro ostello versava in condizioni tanto pietose che avevano minacciato di chiuderlo, perché il Comune non interveniva per il restauro. Per fortuna che insieme all’iniziativa dell’ostello di via Giolitti, le Ferrovie dello stato si sono impegnate a ristrutturare anche quello di via Marsala. Un impegno piuttosto gravoso visto che hanno stanziato circa 400 milioni. E credo varrebbe la pena di affidare proprio alle Ferrovie dello stato i servizi ausiliari della nostra Città, visto che sono molto più solerti e direi anche più sbrigativi.

Ma quanti sono i barboni che gravitano intorno alla Stazione Termini?

Ce ne sono almeno un migliaio. Ma sono tanti i luoghi dove vivacchia questa gente. Tenendo conto che i barboni non sono solo quelli che siamo abituati a vedere, ma è l’esercito della gente fuori casa e rifiutata dalla società con problemi gravi di disagio, si può calcolare che siano in tutta Roma più di cinquemila. Ormai in tutte le zone della città, da Tor Bella Monaca, a Primavalle e Ostia ci sono concentrazioni di povera gente. è il problema delle grandi metropoli come New York. Un problema che si sta aggravando a causa della disoccupazione. Sono sempre di meno quelli che fanno la cosiddetta scelta di vivere da barbone.

Oggi chi vuole vivere nella povertà non diventa barbone. C’è chi rifiuta la relazione con gli altri e la società ma direi che non è più un fatto poetico. Diventa una condizione a mio avviso in cui uno è costretto a stare, spinto da varie cause e non ultimo la disgregazione sociale: come per i drogati, per chi vivendo da solo non riesce ad avere un alloggio. E questa forma di solitudine «nuda» nel futuro si potrebbe aggravare al punto di non trovare più soluzioni. (di Vincenzo De Lutio)

24 gennaio 1993