Caritas Grecia: con le banche chiuse, impossibile aiutare i più poveri

La portavoce Mari Stella Tsamatropoulou: dal cibo ai medicinali le scorte delle associazioni sono allo stremo. «Dopo il referendum siamo speranzosi»

La portavoce Mari Stella Tsamatropoulou: dal cibo ai medicinali le scorte delle associazioni sono allo stremo. «Dopo il referendum siamo speranzosi»

«Quello di domenica non è stato un no all’Europa ma all’austerità, all’alta finanza che detta legge. Ora ci auguriamo che riaprano presto le banche perché altrimenti i nostri progetti per l’aiuto ai bisognosi rischiano di fermarsi. E noi non vogliamo che questo accada, vogliamo invece praticare davvero la carità, quella che l’Europa ha dimenticato, quella che dice di aiutare l’altro, di appoggiarlo e di guardare ai suoi problemi». A parlare è Mari Stella Tsamatropoulou, portavoce di Caritas Hellas, all’indomani del referendum in Grecia sulla proposta dei creditori, voluto dal governo di Alexis Tsipras e vinto dai “no”. Tsamatropoulou spiega che la situazione nel Paese è particolarmente complessa: da quando le banche sono chiuse anche per le organizzazioni che gestiscono gli aiuti sta diventando un’impresa portare avanti progetti di aiuto.

Dal cibo ai medicinali: le scorte delle associazioni sono allo stremo. «Aiutare le persone per noi sta diventando impossibile. La situazione è molto difficile dal momento che le banche sono chiuse: non possiamo implementare progetti per gli aiuti umanitari anche se, in banca, i soldi li abbiamo – spiega -. È un paradosso ma è così. Anche la Caritas italiana, con cui siamo gemellati, ci ha inviato aiuti, ma non possiamo prendere niente». La Caritas Hellas gestisce una mensa per i poveri al centro di Atene dove, spiega Tsamatropuolou, vanno a mangiare soprattutto gli immigrati, mentre per i greci in situazione di povertà viene fornito un pacco mensile con provviste alimentari perché «si vergognano di venire a mangiare alla mensa. Ma nei prossimi giorni sarà difficile riempire i pacchi – continua Tsamatropoulou -. Anche i donatori privati, cioè le persone che spontaneamente portavano cibo, non lo fanno più perché stanno facendo scorte per le loro famiglie. I media continuano a dire che a breve le provviste nei supermercati finiranno e in molti hanno paura».

Oltre alla mensa la Caritas greca ha diverse sedi nel Paese. «Le Caritas diocesane che hanno sede nelle isole stanno meglio, noi facciamo più fatica – aggiunge la portavoce -: sono moltissimi i poveri e i migranti abbandonati nel centro di Atene. Quest’anno sul fronte dell’immigrazione abbiamo registrato dei numeri record e l’accoglienza è particolarmente difficile. Ogni giorno forniamo oltre 350 pasti, la mensa della Chiesa ortodossa e del municipio ne fornisce altri mille, ma anche loro stanno per finire i generi alimentari. Nella stessa situazione si trova anche l’associazione Medici del mondo, che non ha più neanche le aspirine. Siamo tutti in affanno».

Dopo il referendum del 5 luglio però qualche segnale positivo sembra intravedersi. «Siamo speranzosi, ci sembra che qualcosa si stia muovendo – riferisce Tsamatropuolou -. Il presidente Tsipras ha chiesto a tutti i capi di partito, tranne Alba Dorata, di vedersi per scrivere insieme la proposta da presentare alle istituzioni europee. È un piccolo miracolo, perché da anni non succedeva una cosa del genere. Ora speriamo che si arrivi a qualcosa di positivo. Vediamo famiglie sempre più preoccupate, non hanno aiuti da nessuno e con 60 euro al giorno o al massimo 120, se si preleva in due, è difficile andare avanti. Lo stesso vale per noi, quindi ci auguriamo di poter ripartire a breve, perché data la situazione nel Paese non possiamo permetterci di interrompere i programmi di aiuto per le persone svantaggiate».

Tra i progetti della Caritas greca c’è “Elpis”, un programma di assistenza alle famiglie vulnerabili, che attraverso le 7 Caritas regionali ha portato aiuti di prima necessità a 230 famiglie nel corso del primo anno di attivazione e a 500 nel secondo. Ci sono poi programmi di promozione di diritti umani, lobbying e advocacy, rivolti alle vittime della crisi economica, progetti di cooperazione per migranti e soggetti vulnerabili. Con la Caritas italiana c’è un programma di gemellaggio solidale tra le diverse diocesi. Tra i progetti portati avanti ci sono le borse lavoro per i giovani greci in cerca di occupazione, da impiegare all’interno di servizi sociali in favore dei più deboli; finanziamento e supporto nell’implementazione del progetto Elpis e alla costituzione di una rete di “Centri di Ascolto e orientamento” su tutto il territorio nazionale.

7 luglio 2015