Caritas e parrocchie per i nuovi «promotori della carità»

“Task force parrocchiali” per incontrare i senza fissa dimora e avere con loro un dialogo. Progetto già avviato in due parrocchie, a breve altre adesioni

“Task force” parrocchiali per incontrare i senza fissa dimora e avere con loro un dialogo. Progetto già avviato in due parrocchie, a breve altre adesioni 

La Caritas diocesana sperimenta un nuovo modo di vivere il territorio promuovendo un innovativo progetto di formazione nelle parrocchie della Capitale. Lo scopo è quello di fornire un’adeguata informazione a giovani e adulti che vogliono offrire un servizio e un aiuto agli altri e al territorio, preparandoli, attraverso incontri settimanali, a diventare nuovi promotori della carità nei loro quartieri di residenza. In tal modo la Caritas vuole essere di supporto alle parrocchie per dare un nuovo input alle comunità cristiane.

Il progetto al momento è avviato
nelle parrocchie Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi e San Policarpo, entrambe nella periferia est di Roma, con il coinvolgimento di una quarantina di persone. A breve sarà organizzato un incontro nella parrocchia di San Frumenzio, zona Val Melaina, dove sono già attivi un’unità di strada, che incontra e cerca di instaurare un rapporto di vicinanza con le prostitute, e un gruppo di monitoraggio che settimanalmente si reca nei campi rom della zona.

La formazione riguarda nello
specifico lo Sni, il servizio notturno itinerante, che da anni, tutte le notti e sull’intero territorio, assicura la presenza di volontari Caritas dal centro all’estrema periferia, per incontrare i senza tetto nelle stazioni, sotto i ponti o nei parchi. Lo scopo non è portare viveri o abbigliamento bensì entrare in contatto con loro, ascoltare le loro storie e costruire un rapporto di fiducia. I volontari partono dai centri Caritas e vanno ad incontrare gli “ultimi” segnalati loro dai cittadini.

Ma perché volontari che vivono in periferia devono offrire un servizio nel centro città o viceversa e non nel proprio quartiere di residenza? Da qui è nata l’idea di promuovere la formazione di nuovi volontari coinvolgendo le parrocchie. «Il nostro obiettivo è animare le comunità cristiane a livello territoriale – spiega Matteo Brufatto, operatore Caritas e responsabile del progetto nella parrocchia Santissimo Sacramento –. Il servizio notturno itinerante non è ancorato ad un centro Caritas ma coinvolge tutta la città, per questo è bene che i volontari facciano l’esperienza nel proprio quartiere per viverla pienamente».

Una quindicina i giovani che stanno seguendo il corso di formazione al Santissimo Sacramento, età media 25 anni. La Caritas, vista la particolarità del servizio notturno, ha puntato ad una formazione di qualità piuttosto che di quantità e per questo è stato deciso, insieme ai parroci, di avviare il progetto con pochi volontari. Ai corsi teorici che si svolgono nei locali delle parrocchie coinvolte, si alternano i servizi in strada. «La formazione teorica parte dalle difficoltà o dagli input avuti durante il servizio notturno la settimana precedente – spiega Matteo –. Un confronto a livello emotivo dal quale scaturisce la “lezione”. Con don Maurizio Mirilli, parroco al Santissimo Sacramento, stiamo valutando di avviare una presenza più o meno costante all’ospedale Pertini in collaborazione con il cappellano, padre Carmelo Vitrugno».

«Il progetto permette di valorizzare le parrocchie – spiega don Maurizio – ma soprattutto permetterà a Roma di avere tanti centri operativi, dislocati in zone diverse, che potranno svolgere un servizio di carità autonomamente, con il coordinamento della Caritas. È anche un modo per rendere protagonisti attivi i nostri giovani e per far prendere coscienza alle comunità che ci sono poveri e senza tetto ovunque, non solo nelle periferie e vicino alle stazioni». A San Policarpo il corso vede coinvolti adulti tra i 40 e i 55 anni. Fanno parte del gruppo “Buon Samaritano” nato in parrocchia un paio di anni fa.

«Mi piace l’impostazione del servizio notturno non finalizzata a portare viveri ma se stessi, accogliere l’altro, apprezzo questa visione di prossimità – afferma don Alessandro Zenobbi, parroco a San Policarpo –. E poi non c’è solo un andare incontro all’altro ma è molto apprezzata la formazione: bisogna essere adeguatamente educati anche a fare del bene ad andare incontro a chi ha bisogno di aiuto». A San Frumenzio si terrà un incontro per permettere, a chi già effettua servizi di carità, di approfondire la loro esperienza. «Le scorse settimane alcuni nostri volontari hanno già partecipato allo Sni – spiega il parroco, don Daniele Salera –. Abbiamo coinvolto anche le coppie che si stanno preparando al matrimonio».

 

6 marzo 2017