Caritas: a rischio povertà una persona su quattro

Dieci milioni di italiani senza mezzi, in cinque anni interventi di sostegno raddoppiati. Boom degli under 30 che non lavorano e non studiano

Dieci milioni di italiani senza mezzi, in cinque anni interventi di sostegno raddoppiati. Boom degli under 30 che non lavorano e non studiano: il triplo della Germania

Una persona su quattro in Italia è a rischio povertà. A sottolinearlo il rapporto di Caritas Europa sull’impatto della crisi sui Paesi dell’Eurozona. Per l’Italia si para del 28,4% della popolazione, non se la passano meglio gli altri sei Paesi cosiddetti “deboli” della Ue: Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro dove il rischio di povertà riguarda una persona su tre (il 31% della popolazione). Alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone) era a rischio di povertà o esclusione sociale, 1.8 milioni in meno rispetto al 2012.

L’Italia, in questa particolare classifica, si posiziona su valori intermedi, mentre il valore più elevato si registra in Romania. Dal 2012 al 2013 la povertà “assoluta” è diminuita di poco: dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell’Ue a 28 Stati. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è «allarmante (14,9% nel 2013) – sottolinea il Rapporto della Caritas presentato il 19 febbraio a Roma – con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). In Italia la «deprivazione materiale grave» colpisce il 12,4% della popolazione.

I segnali di ripresa, a oggi, appaiono deboli mentre «gli effetti della crisi appaiono ancora molto forti e persistenti», secondo Caritas Europa. Nell’Unione a 28 sono più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al dato pre-crisi del 2008). «Le persone più colpite – ricorda Caritas – sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani. Aumenta la disoccupazione di lungo periodo». Il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i sette Paesi europei considerati dal Rapporto di Caritas: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013. Per l’Italia «triste primato» dei Neet, giovani che non studiano e non lavorano.

Negli ultimi 5 anni la crisi economica ha fatto aumentare l’attività di assistenza. In Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane hanno raddoppiato (+99%) le iniziative contro la crisi, per fare fronte a povertà e disoccupazione crescenti. Sono aumentati del 70% gli empori della solidarietà che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e del 77,7% i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 nel 2012 a 215 nel 2013). Sono 139 gli sportelli diocesani di consulenza/orientamento al lavoro, mentre sul fronte casa vi sono servizi informativi in 68 diocesi (+77,7%).

Nel corso del 2013 Caritas italiana ha attivato un “fondo straordinario anticrisi” per sostenere le Caritas diocesane. Da giugno a dicembre 2013, il 76% delle Caritas diocesane ha presentato richiesta di rimborso per un importo pari a 5 milioni 650 mila euro. Prevalgono le spese per i contributi al reddito (il 39,6% dell’ammontare complessivo) e l’acquisto di beni di prima necessità (32%). Al Sud vengono chiesti più fondi di garanzia bancari per attività di microcredito, contributi al reddito e sostegno alle esigenze abitative. Al Nord, invece, le spese per i voucher lavoro.

19 febbraio 2015