Carestia imminente nella Striscia di Gaza

L’allarme lanciato da Oxfam: «Situazione disperata». In questo momento oltre 1,7 milioni di persone sono stipate in un’area di 69 km2, meno di un quinto del territorio

Mentre ancora non si trova l’accordo sul cessate il fuoco, a Gaza si rischia la morte per fame. Complice gli incessanti bombardamenti e il blocco all’ingresso di gran parte degli aiuti umanitari imposto da Israele, la Striscia è di fatto condannata alla carestia, di cui, da un giorno all’altro, potrebbero rimanere vittime oltre 1,1 milioni di persone. Vale a dire, metà della popolazione. Questo l’allarme lanciato ieri, 4 giugno, da Oxfam, che denuncia l’impossibilità di soccorrere la popolazione civile lamentata anche da altre organizzazioni umanitarie. Il risultato: nella Striscia mancano cibo e beni essenziali. In questo momento oltre 1,7 milioni di persone sono stipate in un’area di 69 km2: meno di un quinto del territorio di Gaza.

Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie, parla di «situazione disperata», perché «le autorità israeliane non garantiscono il sostegno umanitario promesso a una popolazione di sfollati. In questo momento – prosegue – è praticamente impossibile distribuire anche quei pochi aiuti che potrebbero entrare a Gaza, a causa dei tempi lunghissimi di autorizzazione necessari per spostarli da un’area all’altra e dei continui ordini di evacuazione. Con il valico di Rafah chiuso dal 6 maggio, Kerem Shalom è l’unico punto di accesso su cui potrebbero essere deviati migliaia di camion di aiuti fermi a Rafah. Il problema è che si ritroverebbero all’interno di una pericolosissima zona di conflitto. A Gaza non ci sono più “zone sicure”: la settimana scorsa, gli attacchi israeliani hanno ucciso decine di civili in aree dichiarate tali».

Oxfam fornisce anche i “numeri” del disastro umanitario. A cominciare da quello, «incredibile», dei bambini che stanno morendo di fame. «Una recente indagine condotta dalle organizzazioni umanitarie sul campo ha rivelato come l’85% degli intervistati non sia riuscita a mangiare nulla per un’intera giornata, nei tre giorni precedenti alla ricerca. Ad Al-Mawasi, vicino a Rafah, oltre 550mila sfollati stanno sopravvivendo in condizioni disumane, dovendo condividere una latrina ogni 4.130 persone. A Gaza sta entrando solo il 19% dei 400mila litri di carburante necessari al giorno, per far fronte ai bisogni umanitari di base della popolazione (compresi quelli per i trasporti, fornitura di acqua potabile e rimozione delle acque reflue)».

Stando ai dati delle Nazioni Unite, l’ingresso di aiuti si è ridotto di due terzi dall’inizio dell’invasione di Rafah. «Dal 6 maggio, solo 216 camion di aiuti umanitari sono entrati attraverso Kerem Shalom: appena 8 al giorno – riferiscono da Oxfam -. Centinaia di camion commerciali di generi alimentari entrano ogni giorno attraverso il valico di Kerem Shalom, ma portano merci – rivendute oltretutto a prezzi proibitivi – del tutto inadatte per una popolazione malnutrita come bevande energetiche non nutrienti, cioccolato e biscotti. La mancanza di diverse tipologie di beni alimentari – proseguono – è uno dei fattori chiave della malnutrizione acuta che sta colpendo la popolazione. A Deir al-Balah per potersi assicurare anche la tenda più semplice si devono pagare quasi 700 dollari e per la mancanza di spazio si è arrivati a usare il cimitero locale ».

Pezzati non ha dubbi: «Quando sarà dichiarata ufficialmente la carestia a Gaza, sarà già troppo tardi. Dovremo drammaticamente registrare morti per fame, anche se gli aiuti necessari a salvarli erano a pochi chilometri da loro. Allora nessuno potrà più negare le responsabilità di Israele – rimarca -. Impedire l’ingresso di tonnellate di cibo a una popolazione malnutrita è semplicemente disumano, mentre si mostrano a favore di camera bibite energetiche e cioccolato. Israele ha dichiarato settimane fa che avrebbe garantito pieno supporto umanitario e assistenza medica ai civili a cui aveva imposto di spostarsi, ma ciò non sta accadendo – sono ancora le parole di Pezzati – e si continua ad agire nella più totale impunità. Bombardamenti e ostruzione deliberata creano condizioni di pericolo senza precedenti e impossibili da gestire per le agenzie umanitarie. Continuiamo a ripetere che, in quanto potenza occupante, Israele è legalmente obbligato a non limitare o ritardare l’ingresso degli aiuti umanitari».

Dall’organizzazione riportano anche la testimonianza di Meera, operatrice di Oxfam a Gaza, sfollata 7 volte dall’ottobre scorso. «L’area di Al-Mawasi è stata designata come “zona umanitaria”, ma non c’è nulla di più lontano dalla realtà – spiega la donna -. Le condizioni sono insostenibili, per la mancanza di acqua potabile. Le persone sono costrette a bere l’acqua del mare. I bambini che dovrebbero andare a scuola devono preoccuparsi di come aiutare le proprie famiglie a sopravvivere, senza un letto in cui dormire, tra gli insetti che brulicano ovunque».

Oxfam rilancia dunque il suo appello «urgente» alla comunità internazionale e alle parti in conflitto per un cessate il fuoco immediato e permanente, per l’apertura di tutti i valichi di terra all’ingresso degli aiuti umanitari e per il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente.

5 giugno 2024