Cardinale Sandri: «I cristiani in Turchia hanno la forza del Vangelo»

Il porporato a Istanbul, pochi giorni dopo l’ultimo attentato, per l’ordinazione episcopale di monsignor Ruben Tierrablanca Gonzaléz. L’appello per la pace

È stato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, a presiedere la Messa per l’ordinazione episcopale di monsignor Ruben Tierrablanca Gonzaléz, vicario apostolico di Istanbul e amministratore apostolico dell’esarcato per i fedeli bizantini cattolici, sabato 11 giugno a Istanbul. «I cristiani e la Chiesa in Turchia – ha detto il porporato – non sono che un piccolo gregge, non godono di straordinari privilegi e non vivono in palazzi sontuosi, non dispongono forse di tanti mezzi, ma hanno ciò che è essenziale e che niente e nessuno potrà loro togliere: il Vangelo, con la sua luce e la sua forza».

Nelle parole del cardinale non poteva manca un appello per la pace. «Siamo consapevoli – ha detto aprendo il suo intervento – di quanta pace hanno bisogno il cuore dell’uomo e le nazioni del mondo, con particolare pensiero a quanti, ai confini della Turchia, soffrono violenza e guerra da anni, come i nostri fratelli di Siria e di Iraq. Molti di loro, costretti alla fuga o all’esilio, sono accolti in questo Paese, e alcuni anche qui a Istanbul». Di qui il ringraziamento «a tutti coloro che, a livello istituzionale o personale, si adoperano per alleviare la loro condizione di dolore». Quindi il riferimento a san Barnaba, nel giorno della sua festa liturgica. «Barnaba –  ha detto il cardinale – è uno dei primissimi che hanno preso sul serio il Vangelo: probabilmente non aveva conosciuto di persona il Signore Gesù, era un levita originario di Cipro, eppure arriva a godere della piena fiducia delle colonne della Chiesa di Gerusalemme. È grande perché crede».

Al nuovo vicario apostolico, dunque, il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha rivolto «l’augurio più bello che possiamo farti: quello di essere vescovo – episkopos, non come un sorvegliante distante e burocrate, ma come chi sa vedere il Signore presente e per questo si rallegra nel suo intimo, invitando gli altri a fare altrettanto come “collaboratore della loro gioia”».

13 giugno 2016