Carcere, Caritas apre le porte agli imputati “messi alla prova”

Stipulato un protocollo d’intesa con il ministero della Giustizia per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità in sedi locali, parrocchie, oratori, onlus

Un protocollo d’intesa per consentire agli imputati maggiorenni in “messa alla prova” di svolgere lavori di pubblica utilità nelle sedi della Caritas è stato firmato ieri, 14 novembre, dal ministero della Giustizia Alfonso Bonafede e dal presidente nazionale della Caritas italiana Carlo Roberto Maria Redaelli. Stipulato attraverso il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (Dgcm), il documento prevede che gli imputati svolgano attività non retribuita, a favore della collettività, della durata di almeno dieci giorni, anche non continuativi, affidata loro in base alle specifiche competenze e attitudini.

L’accordo coinvolge anche gli uffici di esecuzione penale esterna che dovranno favorire i contatti tra le sedi locali della Caritas e i tribunali ordinari competenti per territorio. I lavori di pubblica utilità potranno essere svolti nelle sedi della Caritas ma anche all’interno dei servizi che vi fanno capo, così come in parrocchie, oratori, onlus, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, associazioni pro loco, associazioni sportive, comitati e associazioni di solidarietà familiare convenzionati con la Caritas locale, che sarà garante del progetto, esercitando anche attività di coordinamento e supervisione.

Protocollo d’intesa Caritas e Ministero della Giustizia, 14 novembre 2019«Lo svolgimento di concrete attività non retribuite a beneficio della collettività – si legge nel protocollo – non solo rappresenta la riparazione del danno procurato alla società ma soprattutto aiuta lo stesso imputato a rielaborare in senso critico la propria condotta deviante e ad acquisire consapevolezza del valore sociale della stessa azione restitutiva». Il protocollo, che segue una serie di altri accordi stipulati negli ultimi anni dal dipartimento di Giustizia minorile e di comunità con numerose associazioni ed enti nazionali, ha anche l’obiettivo di favorire il ricorso alla sospensione del procedimento con messa alla prova e di ampliare le opportunità di svolgimento del lavoro di pubblica utilità. Non ultimo, l’importanza del ruolo che svolgono le attività promosse dalla Caritas, che vedono in primo piano «le finalità di promozione sociale, di sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace – sottolinea il documento -, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica».

L’accordo vuole favorire nell’imputato «lo sviluppo del senso di cittadinanza, di giustizia e il rispetto delle leggi, la promozione della cultura della legalità, come forma di prevenzione della recidiva e di garanzia della sicurezza sociale, l’accettazione delle sanzioni in un’ottica di assunzione di responsabilità e desiderio di riparazione e la promozione di comportamenti orientati a una responsabile partecipazione alla vita sociale». Per l’implementazione e la realizzazione degli obiettivi del protocollo sarà costituita una Cabina di regia a livello nazionale composta da rappresentanti individuati da ciascuna delle parti. L’accordo ha durata annuale.

«La firma del protocollo – commenta Gemma Tuccillo, Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità – rappresenta un altro passo importante ma soprattutto un segnale del fatto che realmente la messa alla prova comincia a dare risposte positive. Ed è ancora più importante perché un interlocutore come la Caritas garantisce effettivamente una diffusione di queste opportunità di lavoro sull’intero territorio nazionale. Che poi è il nostro obiettivo: quello cioè di riuscire a sostenere e integrare le opportunità anche in quei territori che per le più svariate ragioni hanno minori risorse». E ancora: «Riveste una importanza particolare per noi la capillarità della diffusione: le sedi della Caritas sono tante, gli organismi collegati anche, di conseguenza le opportunità di lavoro. La ramificazione sull’intero territorio ci rasserena molto per l’implementazione della misura della messa alla prova anche in quei territori dove è più difficile incrementarla per una più ridotta disponibilità di risorse».

15 novembre 2019