Caracciolo: Stati Uniti, Cina e Russia, «il triangolo della grande guerra»

Aperto dal fondatore e direttore di Limes il ciclo di incontri di formazione missionaria promossi dall’Ufficio diocesano. Un’analisi a tutto tondo dell’evoluzione geopolitica del nostro tempo. Il Piano Mattei? «Inesistente»

Le slide con la cartina geografica del mondo a corredo di un’analisi geopolitica che spazia dalla storica sfida tra Usa e Cina – con la prima che vede la seconda come «il vero sfidante che può sottrargli il primato mondiale» – alle crisi attuali in Ucraina, che «durerà ancora a lungo» e vedrà il Pase «distrutto», e in Medio Oriente, dove «due popoli due Stati non succederà mai». Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, ha fornito una serie di chiavi di lettura per comprendere pienamente l’evoluzione geopolitica del nostro tempo dove si combatte quella che Papa Francesco definisce da sempre una “terza guerra mondiale a pezzi”, che ora assume i contorni di un conflitto globale. Lo ha fatto sabato 27 gennaio durante il primo incontro del corso di formazione missionaria “Tutto un altro mondo: i segni dei tempi a 10 anni dall’Evangelii Gaudium”, promosso dall’Ufficio per la cooperazione missionaria della diocesi di Roma.

Nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, laici, missionari, religiosi rimangono in silenzio mentre Caracciolo analizza quello che viene definito «il triangolo della guerra grande e cioè il rapporto fra quello che rimane pur sempre il numero uno, cioè gli Stati uniti d’America, e il numero due, la Cina. Poi c’è la Russia, fosse solo per la sua potenza nucleare, prima ancora che militare, e per le sue risorse, non solo energetiche». Parlando della guerra che da 705 giorni si combatte in Ucraina, ha osservato che «di fatto, dal punto di vista strategico, è un conflitto tra Russia e America che si svolge in Ucraina sulla pelle degli ucraini». Quello iniziato il 7 ottobre tra Israele e Hamas, nel quale «non sono stati uccisi solo gli ebrei, ma anche arabi e beduini», è invece un conflitto che non può vedere realizzato il progetto di creare due Stati per due popoli. «Dove mettiamo la Palestina? – si è chiesto il direttore di Limes -. Dovremmo metterla in Cisgiordania, a meno di non doverla trasferire in un altro continente, e in quel caso gli israeliani dovrebbero fare una guerra fra loro, tra Stato di Israele e coloni». Stimolato dalle domande ha poi affermato che tra i due conflitti c’è un legame, ma si tratta di «una connessione fattuale, non predeterminata».

Parlando a tutto tondo ha poi definito «inesistente» il Piano Mattei e ha detto che se le presidenziali americane di novembre dovessero essere vinte da Donald Trump «le cose andranno meno peggio di quanto si creda» perché il presidente americano «non è il capo degli Usa». A chi chiedeva quale impatto possono avere le missioni di pace della Santa Sede, come quella voluta da Papa Francesco in Ucraina con l’invio del cardinale Zuppi, Caracciolo ha risposto che queste hanno «un carattere più simbolico-umanitario che geopolitico. In questa fase storica la capacità di influenza geopolitica della Chiesa non è quella che in passato ebbe il suo apice. Il magistero papale ora risulta abbastanza ininfluente in un contesto come quello russo-ucraino, dove il solo fatto di essere cattolico ti esclude. La funzione della Santa Sede è purtroppo limitata».

Per padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra la Chiese, oggi la sfida è quella di comprendere che «dobbiamo metterci in ascolto. Lo scenario è complesso e la nostra posizione non può essere neutrale, non dobbiamo essere semplici comparse. Cerchiamo di essere sentinelle del mattino e mettiamoci in ascolto di quello che avviene nelle periferie geografiche ed esistenziali del mondo». Dal vescovo Riccardo Lamba, delegato per l’ambito della Chiesa ospitale e in uscita, l’invito «a essere umili davanti a una complessità così grande».

Prossimo appuntamento con il percorso formativo sabato 17 febbraio, con l’intervento di Vincenzo Cannizzaro, professore di Diritto internazionale e dell’Unione europea alla Sapienza di Roma.

29 gennaio 2024