«Cara Unione europea, sei la nostra casa»

La lettera del cardinale Zuppi (Cei) e di monsignor Crociata (Comece) per la Giornata dell’Europa 2024, che si celebra il 9 maggio a ricordo della Dichiarazione Schuman che in quella data del 1950 diede avvio al processo di integrazione

«Cara Unione europea, darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te». Inizia con queste parole la lettera del cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi e di monsignor Mariano Crociata, presidente Comece, all’Ue in occasione della Giornata dell’Europa 2024, che si celebra il 9 maggio. Un appuntamento che fa memoria della Dichiarazione Schuman, siglata in quella stessa data del 1950, con la quale prese avvio il processo di integrazione europea.

Proprio da qui parte la riflessione dei due firmatari della lettera. «Sei una – scrivono all’Europa -, eppure abbracci ben 27 Paesi, con 450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Non sempre è facile – ammettono -, ma quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino alla “fine del mondo” per cercare futuro», le parole riferite all’enciclica di Papa Francesco.

Il motivo della lettera, confidano Zuppi e Crociata, è un desiderio del cuore: «Che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e tanti si scordano quante cose importanti fai!». Ricordano quindi l’esperienza del Covid-19: «Solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente! Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti».

Volgendo lo sguardo al passato, alle «guerre senza fine» combattute «prima di te» – «le ultime quelle mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte» -, nella lettera si ripercorre la storia dell’Unione. A cominciare dal germe nato proprio «dalla tragedia della seconda guerra mondiale, che ha toccato il male assoluto con la Shoah e la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità intera con la bomba atomica». Allora «c’è stato chi ha creduto che dopo tanto odio si potesse imparare a vivere assieme». Tra questi, «Robert Schuman, francese, Konrad Adenauer, tedesco, e Alcide De Gasperi, italiano: animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo – l’omaggio -. Hanno pensato con intelligenza, ambizione e coraggio. Non sono mancati momenti difficili, ma la forza che viene dall’unità ha mostrato il valore del cammino intrapreso e la possibilità di correggere, aggiustare, intendersi».

È partito così il percorso che ha portato alla nascita della Comunità europea, «concepita nel 1951 attorno al carbone e all’acciaio». Ma in realtà «quei tre grandi uomini, e tanti altri con loro, hanno cercato di più, e cioè la riconciliazione tra i popoli e la cancellazione degli odi e delle vendette. Trovare qualcosa su cui lavorare insieme, anche solo sul piano economico, come dimostrano i Trattati firmati a Roma nel 1957, è stato l’inizio di un cammino che ha visto poco alla volta nuovi popoli entrare nella Comunità e, dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, il cambiamento del nome, nel 1992, in Unione europea, e l’allargamento, nel 2004, ai Paesi dell’allora Patto di Varsavia»: dieci in una volta. «I problemi non sono mancati, ma quanto sono stati importanti la moneta unica e l’abbattimento delle barriere nazionali per la libera circolazione delle persone e delle merci! Ultimo, l’accordo sulla riforma con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009».

Zuppi e Crociata rendono omaggio all’Ue come «organismo vivo», quindi anche bisognoso di «riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di oggi. Ma non puoi essere solo una burocrazia – aggiungono -. Direttive e regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima!». Ricordano quindi i «passi avanti significativi» compiuti, ma anche le «fasi di stallo e difficoltà», che «crescono quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita. Perciò – proseguono -, qualche volta ci chiediamo: Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere?». Sono gli stessi interrogativi del Papa, rilevano ricordando il discorso di Lisbona nell’agosto 2023.

Inevitabile il pensiero al ritorno della guerra sul territorio europeo. «Gli ultimi due anni ci dicono che ciò che sembrava impensabile è tornato – si legge nella lettera -. Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente». I due firmatari citano la Costituzione italiana per ribadire che «è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero! Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra. Lo diceva Robert Schuman – ricordano – nella sua Dichiarazione del 9 maggio 1950: “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”». Parole che «valgono anche oggi. L’unità va cercata come un compito sempre nuovo e urgente. Non dobbiamo aspettare l’esplosione di un altro conflitto per capirlo!».

Un mandato, questo, che incide sul ruolo dell’Europa nel mondo. «Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori – le parole di Zuppi e Crociata -. Risveglia la tua forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali. Le tue divisioni interne non ti permettono di assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle attese dei tuoi popoli?». I benefici «indubbiamente» portati dall’Unione infatti non sono scontati. «Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le divisioni. Per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati e coltivati. Non bastano convenienze economiche – è il monito -, poiché alla lunga devono essere percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel loro fisiologico confrontarsi».

E ancora: «Vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante, a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese. Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano a vicenda. La tua è stata fin dall’inizio l’Unione di Paesi liberi e sovrani che rinunciavano a parte della loro sovranità a favore di una, comune, più forte. Perciò non si tratta di sminuire l’identità e la libertà di alcuno, ma di conservare l’autonomia propria di ciascuno in un rapporto organico e leale con tutti gli altri». In questo quadro, «le nostre idee e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione. Come cristiani continuiamo a sentirne viva responsabilità; e del resto troviamo in te tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica».

All’Europa Zuppi e Crociata rivolgono anche l’esortazione a «non guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia, lottare contro le povertà. Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di tante persone migranti», scrivono richiamando l’enorme crescita della mobilità umana. «Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti – riconoscono -, ma che nessuno perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie genera vita!». Davanti alle migrazioni «l’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un problema solo suo o di alcuni, ma non per questo deve chiudersi. Prima o poi impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti», l’auspicio. L’Europa infatti rappresenta «un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali. Compito essenziale – nelle parole dei firmatari della lettera – perché in realtà un soggetto sovranazionale come l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e della fraternità».

Guardando al futuro, «è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi». Tante le sfide «che solo insieme potremo affrontare e superare»: dall’innovazione economica e tecnica alla sicurezza, della cura dell’ambiente al welfare e ai diritti individuali e sociali. «Non mancano i pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate». Proprio per questo, «insieme alle riforme istituzionali, c’è bisogno di far crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno alla base della nostra convivenza nell’Unione europea. Ci vuole un nuovo senso della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo, la coscienza dei popoli del continente di essere un unico grande popolo. Ne siamo convinti: è innanzitutto questo senso di comunità di cittadini e di popoli che ci chiedi di fare nostro, cara Europa».

Occasione «propizia e irripetibile» sono le ormai prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la nomina della Commissione europea. «Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per affrontare e vincere paure e minacce». Di qui l’appello «a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione. Non andare a votare – rimarcano Zuppi e Crociata – non equivale a restare neutrali, ma assumersi la precisa responsabilità di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà. L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione europea».
L’augurio allora è che «questa tornata elettorale diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini».

La conclusione è affidata alle parole di Papa Francesco: «Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, “un costante cammino di umanizzazione”, cui servono “memoria, coraggio, sana e umana utopia”».

8 maggio 2024