Canaletto, un veneziano a Palazzo Braschi

Il museo di Roma celebra il 250mo anniversario della morte del pittore veneziano Canaletto presentando il più grande nucleo di opere mai esposto in Italia tra dipinti, alcuni dei quali celebri capolavori, disegni, libri e documenti d’archivio

Al “pittore della luce tra acqua e cielo”, a colui che ha saputo interpretare lo spirito nuovo dell’era moderna che si apre all’Europa nel secolo dei lumi, è dedicata una mostra esaustiva. Esaustiva non solo per il numero di opere selezionate e il prestigio delle istituzioni museali coinvolte, ma anche per lo sforzo di fare emergere la creatività di Canaletto per troppo tempo appellato come “fotografo”, dato l’uso della camera ottica. Strumento che consentiva di rappresentare la realtà così come la si vedeva su un supporto, facendo passare i raggi della luce all’interno, attraverso un foro posizionato su una scatola, che proiettava l’immagine capovolta su una superficie opposta. Raddrizzandola e rendendola nitida con specchi e lenti, facendola poi riflettere su carta oleosa o su vetro, l’immagine veniva ricalcata nelle linee architettoniche e prospettiche. Ma lo sguardo di Canaletto sulla realtà, ricca di dettagli architettonici e di vita quotidiana, è fantasioso e poetico grazie anche alle esperienze di scenografo teatrale al seguito del padre.

Il teatro, molto in voga a Venezia, specialmente presso i patrizi e i gondolieri, dopo il periodo controriformista, ha reso la sua pennellata veloce, con prospettiva ad angolo, e la sua impetuosità capricciosa, come si evince dal suo viaggio a Roma di cui ha osservato le rovine antiche fantasticando su di esse. Dai colori più bruni di questo periodo, ritornando a Venezia, Canaletto dapprima esegue topografie della città con la stessa libertà dei capricci, giocando con la contrapposizione di ombre e luci, come i suoi contemporanei Piazzetta e Tiepolo; per poi gradualmente elaborare una costruzione prospettica e una naturalezza di luce, che lo rendono celebre in tutta Europa e poi nel mondo.

La sua pittura luminosa è riuscita a creare le atmosfere e architettura di Venezia con raffinatezza e precisione, regalandoci immagini  della Serenissima ancora attuali. Venezia è un caso unico nell’apparire così come l’aveva raffigurata Canaletto nel ‘700. Raffigurazione particolarmente apprezzata dagli inglesi che desideravano portarla in patria come una sorta di souvenir. Nonostante alcune voci denigratorie iniziali, durante un soggiorno in Inghilterra lungo nove anni, eseguì dipinti eleganti e sofisticati capricci.

La parabola creativa di quest’artista, come quella di tanti altri, si concluse miseramente. Dopo  successi internazionali riportati grazie alle commissioni degli ambasciatori stranieri, ritratti nelle feste delle Serenissima in loro onore, Canaletto tornato in patria mori in povertà. Il suo merito è di aver nobilitato il genere della veduta, ritenuto fino ad allora secondario, non solo restituendogli dignità pari alla pittura di storia e di figura, ma innalzandolo persino a emblema degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo. Genere che ebbe origine in Olanda verso la metà del XVII secolo e si diffuse in Italia grazie a Van Wittel, meglio noto come Gaspare Vanvitelli, padre del più famoso architetto Luigi.

Canaletto 1697-1768 c/o Museo di Roma, Palazzo Braschi in Piazza Navona, 2. Fino al 19/08/2018. Curatore: B. A. Kowalczyk. Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 – 19 (la biglietteria chiude alle 18). Chiuso il lunedì. Catalogo: Silvana Editoriale. Biglietti  Mostra: intero € 11; ridotto € 9; Famiglia: € 22 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni); Museo + Mostra (per i non residenti): intero € 17; ridotto: € 13; Museo + Mostra (per i residenti): intero € 16; ridotto € 12. Info: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00).

 

8 giugno 2018