Le autorità politiche del Paese, i rappresentanti delle Chiese cristiane e i membri della comunità musulmana di Québec City. C’erano tutti ieri sera, 31 gennaio, nella chiesa Notre-Dame-de-Foy, alla Messa celebrata in comunione con le vittime dell’attentato alla Grande Moschea avvenuto nella serata di domenica 29 gennaio. Una celebrazione segnata dallo sconcerto e dal dolore, ma anche dalla decisione di non soccombere all’odio. «Grazie a voi, fratelli e sorelle, per la vostra testimonianza di solidarietà in questo momento così doloroso», ha detto il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo della città, prendendo la parola all’inizio della Messa. «Questa sera, su invito della Chiesa cattolica del Québec, pregheremo per i nostri fratelli e sorelle della comunità musulmana e per tutte le persone che sono state colpite da questo dramma – le parole del porporato -. Ci rivolgiamo insieme a Dio, perché ci aiuti a rialzare la testa e ritrovare la forza che serve per andare avanti con quell’amore necessario per vivere su questa terra in pace e in armonia. La nostra speranza è messa alla prova. È per questo che ci rivolgiamo al nostro padre in comune, nostro creatore e padre di ogni Misericordia».

Le 6 vittime dell’attenatato sono state ricordate, chiamandole una ad una per nome, prima della Messa da Boufeldja Benabdallah, co-fondatore del Centro culturale islamico. «Grazie di avermi invitato. Siete tutti amici», ha detto poi rivolto ai presenti. «Nella nostra religione – ha spiegato ancora – si dice che quando si vuole bene a qualcuno, bisogna dirglielo. Allora io vi dico: vi amo». Quindi, ha raccontato la sua storia: «Sono arrivato in Québec circa 48 anni fa. Sono 48 anni che il Québec mi ha teso la mano come ha teso la mano a coloro che sono morti. Siamo arrivati qui, in questa bella città, in questo meraviglioso e immenso Paese del Canada dove abbiamo scelto di vivere e di far crescere i nostri bambini. Voi siete un popolo buono. Abbiamo imparato da voi molte cose, la resilienza di fronte alle avversità, il perdono, il rispetto dell’altro. E siamo riconoscenti per tutto questo». Da ultimo, il pensiero di Boufeldja Benabdallah è andato ai bambini che nell’attentato hanno perso il loro papà: «Diremo loro che non è stato il Québec a uccidere i loro padri. È stato un essere umano che si è sbagliato, che non doveva fare quello che ha fatto. Posso assicurarvi che conosciamo la bontà del cuore umano. Non permetteremo che il rancore e l’odio possano entrare nel cuore dei nostri bambini».

Le preghiere prima dell’offertorio sono state lette da Khadija Saïd, della comunità musulmana, e dal decano anglicano della Cattedrale Holy Trinity, il Rev. Christian Schreiner. Si è quindi pregato per le vittime, per i credenti di tutte le religioni perché «il nome di Dio, Misericordioso, rigetti ogni forma di violenza»; per i bambini e i giovani che «sono la speranza di un mondo nuovo»; per la Chiesa; per la diplomazia internazionale, che si impegni a «far avanzare la causa della pace e fermare la guerra e la violenza».

1° febbraio 2017