Camping river, persone ancora in strada. Raggi: «Terza via è possibile»

Alcuni ex residenti hanno dormito in strada, solo alcuni hanno accettato l’accoglienza del Comune. Distrutti gli ultimi moduli abitativi. La prima cittadina: «Cedu ci ha dato ragione, sgombero corretto»

Si trovano ancora in strada molti degli ormai ex residenti del Camping River, il campo rom alle porte di Roma sgomberato definitivamente ieri, 26 luglio. Decine di persone, comprese donne e bambini sono infatti accampati all’esterno dell’insediamento, dove sono stati esposti alla pioggia di stanotte e alle temperature elevate del giorno. Gli effetti personali restano ammassati in un un angolo. Questa mattina è continuata la rimozione dei moduli abitativi rimasti. Secondo quanto si apprende, entro oggi verranno portati via tutti, probabilmente anche per impedire altri disordini con le persone che provano a forzare l’ingresso per tornare nei container. La notte corsa, dopo l’acquazzone che si è abbattuto su Roma, le donne e i bambini hanno trovato riparo nell’ex pizzeria adiacente al l’insediamento, in strada invece gli uomini. In totale, secondo quanto fa sapere l’assessorato alla Persona, scuola e comunità solidale sono 44 le proposte di accoglienza accettate dagli abitanti del campo, 25 sono in fase di valutazione. Durante lo sgombero di ieri erano presenti circa 230 persone ma nel campo secondo un censimento effettuato a giugno le persone residenti erano circa 400.

In queste ore non si placano però le polemiche per lo sgombero avvenuto nonostante un provvedimento della Corte europea dei diritti dell’uomo chiedesse (dopo il ricorso di tre residenti) una sospensiva delle operazione fino a oggi 27 luglio. «La Corte europea dei diritti dell’uomo ci dà ragione. Lo sgombero al CampingRiver è corretto. La “terza via” per il superamento dei campi rom è giusta», ha scritto su Twitter il sindaco di Roma Virginia Raggi. Poi in un lungo post ha spiegato: «Da oggi, il Camping River chiude. Da questa mattina 180 agenti della Polizia Locale e i colleghi della Polizia di Stato sono a lavoro per liberare l’area del campo che, per problemi igienico-sanitari, stava mettendo a rischio la salute degli stessi abitanti», ha scritto sulla sua pagina Facebook. «Altri nuclei familiari, dopo quelli che hanno già accettato negli ultimi mesi, si stanno ora trasferendo presso le strutture di accoglienza di Roma Capitale – spiega – continuiamo a mettere a loro disposizione soluzioni che consentono alle famiglie di restare unite».

La “terza via” prevede «la tutela dei diritti e rispetto dei doveri – aggiunge Raggi -. Lo dimostrano i primi rientri volontari assistiti in Romania che abbiamo organizzato: le testimonianze delle famiglie già tornate a casa ci fanno capire che siamo sulla strada giusta. È per questo che proseguiamo con determinazione ad applicare il nostro modello: garantire l’inclusione e un rigoroso rispetto della legalità potrà mettere fine alla realtà ghettizzante dei campi e dare maggiori tutele ai più piccoli. Mettiamo fine a un sistema che per decenni ha emarginato le persone, creato disagi ai cittadini, sperperato centinaia di milioni di euro che avrebbero potuto essere investiti diversamente».

L’Associazione 21 luglio, che ha portato avanti il ricorso degli abitanti parla invece di «fine dello stato di diritto. La corte ha detto che doveva analizzare i casi e aveva preso tempo fino al 27 luglio, noi stavamo producendo la documentazione necessaria ma il governo ha proceduto comunque allo sgombero. Quello che è successo è di una gravità inaudita – sottolinea Carlo Stasolla -. Si crea un precedente preoccupante, sappiamo di non poter essere più tutelati neanche dalla Corte dei diritti dell’uomo. Ora stiamo valutando nuove azioni legali contro il governo italiano».

27 luglio 2018