Campidoglio, la comunità filippina ricorda Corazon

Dopo i tragici fatti di Battistini, la veglia davanti al Comune. Il fratello della vittima: «Posso perdonare perché Dio perdona, ma ci sia giustizia»

Dopo i tragici fatti di Battistini, una veglia davanti al Comune. Il fratello della vittima: «Posso perdonare perché Dio perdona, ma ci sia giustizia»

«Il nostro cuore è troppo spezzato. Io posso perdonare perché Dio perdona. Ora voglio solo giustizia». Queste le poche parole, rotte dal pianto, pronunciate da Ulito Abordo, fratello di Corazon, la donna filippina di 44 anni, madre di due figli, rimasta uccisa nell’incidente stradale di mercoledì scorso vicino alla fermata metro Battistini. Venerdì 29 maggio, all’imbrunire, si è radunata una piccola folla di fronte al Campidoglio per commemorare Corazon. Accanto al palco, davanti al palazzo comunale, cartelli con la foto della vittima e, scritta a lettere cubitali, la parola “Giustizia”; in piazza il vicesindaco, Luigi Nieri, e i consiglieri comunali.

Alla guida dell’auto assassina c’era un rom, ma, mentre alcuni esponenti politici affollano le pagine dei giornali con parole di odio e di circostanza, durante il raduno di solidarietà, la provenienza dei colpevoli non è mai stata nominata. «Questa strage non ha colori, questa strage non ha sfondo politico, tocca tutti i cittadini romani e anche gli stranieri che lavorano regolarmente per il bene del comune, per il bene di tutti quanti – ha detto Romulo Salvador, dell’Enfid, European Network of Philippinian in Diaspora, che ha organizzato la veglia -. Non è il primo incidente in cui un immigrato viene investito e ucciso, ci sono molti precedenti. Permettetemi di parlare di questo, perché è quello che pensa tutta la nostra comunità. Vogliamo più controlli. Secondo tutti la comunità filippina è la più radicata, una comunità che segue le leggi dell’Italia, il Paese che ci ospita. Adesso chiediamo che queste leggi vengano rispettate da tutti». A rafforzare le richieste della comunità, monsignor Jerry Bitoon, presidente dell’Enfid Italy e membro della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e Gian Maria Sabatino della Comunità di Sant’Egidio.

«La sicurezza nelle strade di Roma è fondamentale, e questo è il motivo per cui siamo qui. Vogliamo che qualcosa di buono emerga da questo raduno, proprio davanti a questa sede della città di Roma» – ha detto monsignor Bitoon prima di leggere un passo dal Vangelo. Sabatino, ha ribadito il bisogno di giustizia: «Noi conosciamo molti filippini, studiano nelle nostre scuole d’italiano. Si tratta di una comunità splendida. Il suo lavoro, la sua generosità, la sua speranza è un dono per Roma. La loro testimonianza è bella perché nelle loro parole c’è la speranza di giustizia, che ci dovrà essere». Pia Gonzalez Abucay, segretaria dell’Enfid, ha poi consegnato una lettera aperta al vicesindaco da parte della comunità filippina, chiedendo che venga rivista l’applicazione dei codici e un numero maggiore di verifiche sui conducenti. «Oggi è una giornata triste – ha detto Nieri – però credo che il messaggio della famiglia e della comunità sia quello giusto: nessun odio. Serve sentirci ancora più vicini: tutti i cittadini sono uguali. Non ci sono colore della pelle e etnia, né per i colpevoli né per chi è stato colpito da questo gravissimo lutto».

La comunità filippina teme che dopo il tragico evento ci possano essere manifestazioni di violenza: «Bisogna sottolineare che non puntiamo il dito contro nessuno – ha detto Abucay – per noi non è importante l’etnia, ma la sicurezza. Non possiamo fare finta che non esistano criticità legate alla comunità rom, ma il problema è stato sollevato il doppio, il triplo, perché sono stati loro i protagonisti di questa brutta esperienza. Ciò che è grave in realtà è che al volante potrebbe esserci stato un minorenne – ha continuato Abucay – e non può essere permesso a un minorenne di guidare. Purtroppo è successo l’irreparabile, purtroppo nell’auto c’erano dei rom e se ne è parlato di più, ma dobbiamo stare attenti. Il cavallo di battaglia della destra è la chiusura dei campi rom, noi vogliamo sottolineare che invece chiediamo solo che leggi vengano rispettate. Speriamo che questa volta non si spenga il desiderio di trovare una soluzione e questo incidente non semini rabbia. La gioventù può essere molto aggressiva, e in questa situazione dei giovani che non conoscono il problema potrebbero fare del male senza neanche volerlo, tra una battuta e l’altra. Ho fiducia nella mia comunità».

 

1 giugno 2015