Camillianum, Sgreccia: «Pastorale sanitaria centrale per persone e Chiesa»

La preside ha aperto l’open day dell’istituto. Presentati gli iter di licenza, diploma e dottorato in Teologia pastorale Ssanitaria, corsi di alta formazione e il master di primo livello

La pastorale della salute ha come compito l’assistenza o comunque la vicinanza ai sofferenti, la cura della salus nel suo senso più ampio e la promozione della civiltà cristiana della cura. È quanto ribadito ieri mattina, mercoledì 11 luglio, da Palma Sgreccia, preside del Camillianum, aprendo i lavori dell’Open Day 2018 dell’istituto ispirato al carisma di san Camillo de Lellis. È l’unico Istituto accademico in Teologia pastorale sanitaria ed è incorporato alla facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense. Propone una teologia pastorale che è un connubio tra teologia, filosofia e scienze umane.

Nel corso della giornata sono stati presentati gli iter di licenza, diploma e dottorato in Teologia Pastorale Sanitaria nonché i corsi di alta formazione “Pastorale della cura e della salute” e “Digital Health Humanities” organizzati con il Centro Lateranense Alti Studi. Illustrato nei dettagli il nuovo master di primo livello in “Bioetica, pluralismo e consulenza etica”, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e scienze dell’educazione dell’università di Torino.

Palma Sgreccia ha inoltre ricordato come la pastorale sanitaria incida di fatto, oltre che nell’ambito spirituale e psicologico, anche su tutto ciò che condiziona la salute delle persone e delle popolazioni: la cultura, i sistemi sanitari, i fattori ambientali, le politiche economiche, del lavoro e della famiglia. «La pastorale della salute è tesa a colmare il deficit spirituale e la mancanza di risposte di senso di fronte alla sofferenza – ha precisato la preside -. Questo è quanto mai importante nell’attuale contesto sociale, culturale e scientifico. Constatiamo infatti il progredire della scienza biomedica, maggiori risultati in ordine alla capacità di guarigione, di controllo sulle patologie croniche e degenerative ma una scarsa “intelligenza” della sofferenza».

La preside ritiene che sia «possibile riconoscere la possibilità di vedere nella sofferenza l’occasione di attivare solidarietà e legami profondi, perché per tutti è rivelativa della nostra costitutiva fragilità e del bisogno di cure reciproche: se non è possibile soffrire al posto di un altro, si può soffrire con e per l’altro, sull’esempio di Gesù, Christus Patiens e Christus Medicus». Ancora, per Sgreggia è indispensabile che il termine cura «entri sempre più nel vocabolario della politica» e ha infine rimarcato che la pastorale della salute «s’inserisce nel più ampio servizio all’uomo e ha bisogno di competenze che si formano attraverso lo studio rigoroso e la ricerca».

12 luglio 2018