Cambiamenti climatici, Unicef: «La Cop26 deve essere per i bambini»

Il direttore generale Unicef Fore: «I leader mondiali si impegnino a tagliare le emissioni più velocemente. Il futuro di miliardi di piccoli dipende da questo»

«La Cop26 deve essere la Cop per i bambini». Così il direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore, che aggiunge: «Il cambiamento climatico è una delle più grandi minacce che questa generazione deve affrontare, con 1 miliardo di bambini a rischio altissimo. Eppure, mentre le prospettive sono terribili, i leader mondiali alla Cop26 hanno un’opportunità significativa e tempestiva per riorientare il terribile cammino che stiamo percorrendo. Possono farlo impegnandosi a rafforzare la resilienza dei servizi da cui dipendono i bambini e tagliando le emissioni più velocemente e più a fondo. Il futuro di miliardi di bambini dipende da questo».

Secondo il rapporto dell’Unicef “The children’s climate risk index” (Ccri) quasi ogni bambino sulla terra è esposto ad almeno un rischio climatico e ambientale, come ondate di calore, cicloni, inquinamento atmosferico, inondazioni e carenza d’acqua. Circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei bambini del mondo – vive in 33 Paesi classificati nell’Indice come “a rischio estremamente elevato”. «Questi bambini affrontano una combinazione letale di esposizione a molteplici shock climatici e ambientali con un’alta vulnerabilità dovuta a servizi essenziali inadeguati, come acqua e servizi igienici, sanità e istruzione», sottolinea l’Unicef. Si stima che 850 milioni di bambini – oltre un terzo di tutti i bambini – vivano in aree in cui si sovrappongono almeno quattro degli shock climatici e ambientali e ben 330 milioni di bambini vivono in aree colpite da ben cinque grandi shock climatici. I bambini dei Paesi che contribuiscono meno al cambiamento climatico ne subiscono le maggiori conseguenze. I 33 Paesi ad altissimo rischio emettono collettivamente il 9% delle emissioni di CO 2. I 10 Paesi a più alto rischio emettono collettivamente solo lo 0,5% delle emissioni globali.

Per Unicef, «migliorare la resilienza dei servizi chiave da cui dipendono i bambini è spesso il miglior investimento per ridurre i rischi che affrontano». Basti pensare che  l’accesso a servizi idrici, sanitari e igienici resilienti riduce i rischi per 415 milioni di bambini; servizi sanitari “intelligenti” dal punto di vista climatico riducono i rischi per 460 milioni di bambini; scuole e sistemi educativi resilienti riducono i rischi per 275 milioni di bambini;  reti di sicurezza sociale sensibili al clima riducono i rischi per 310 milioni di bambini.

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia è presente alla Cop26 per assicurare che la crisi climatica sia riconosciuta come una crisi per i bambini e i loro diritti, per promuovere approcci per diminuire il rischio climatico per coloro che sono più vulnerabili, e per sostenere la partecipazione dei bambini e dei giovani alla Cop26 come parte degli sforzi per sostenere la partecipazione dei bambini e dei giovani nel processo decisionale sul clima. «Il cambiamento climatico rappresenta una grave minaccia per la salute, la nutrizione, l’istruzione, lo sviluppo, la sopravvivenza e il potenziale futuro dei bambini e dei giovani – afferma ancora l’organizzazione -. Rispetto agli adulti, i bambini richiedono più cibo e acqua per unità di peso corporeo, sono meno capaci di sopravvivere a eventi meteorologici estremi e sono più esposti alle sostanze chimiche tossiche, ai cambiamenti di temperatura e alle malattie, tra gli altri fattori. Le generazioni attuali e future di bambini dovranno navigare in un futuro incerto in cui l’attuale modello di crescita che lega lo sviluppo economico allo sfruttamento ambientale non è più praticabile».

L’azione alla Cop26, dunque, è fondamentale. L’Unicef chiede ai governi di aumentare gli investimenti per l’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini, ridurre le emissioni di gas serra e includere i giovani in tutti i negoziati e le decisioni sul clima.

2 novembre 2021