Bullismo: «una piaga da arginare»

L’allarme sul fenomeno lanciato al varo del centro culturale della XX prefettura: «Mira a umiliare l’altro, ad annientarlo». Il vescovo Giuseppe Marciante: «La Chiesa si interroghi»

Un centro di iniziativa culturale e sociale per ognuna delle prefetture della diocesi di Roma, con uno sportello anti-bullismo e una rete di ascolto, di aiuto e di formazione civile e pastorale. È il progetto di «intervento capillare nel territorio» proposto dal vescovo ausiliare per il settore Est (di cui fa parte la XX prefettura), monsignor Giuseppe Marciante, presentato giovedì nella parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata, al Tuscolano.

L’occasione è stata il primo incontro
di questo nuovo centro sul tema “No al bullismo”, moderato dal presidente di Greenaccord Alfonso Cauteruccio. I prossimi, a cadenza mensile, saranno dedicati a internet come opportunità e rischio, all’affettività nel tempo del web, al rapporto dei giovani con la pubblicità, all’educazione ai consumi, a creato e spiritualità.

«Continuamente la cronaca presenta fatti di bullismo a Roma come in tutta Italia. La Chiesa, dunque, si interroga su cosa si può fare per arginare questa piaga nel mondo giovanile», ha detto Marciante. Lo stesso Papa Francesco è intervenuto tante volte su questo problema. Per esempio, con un appello ai circa 80mila cresimandi allo Stadio di San Siro a Milano: «State attenti al bullismo. Fate la promessa al Signore di non farlo mai e di non permettere che si faccia nella vostra scuola, nel vostro quartiere».

Il Papa ha invitato a «formare i giovani con una educazione integrale della mente, del cuore delle mani», senza la quale – ha continuato il vescovo – «si crea una scissione nella personalità dei ragazzi, e in questa spaccatura si forma il fenomeno del bullismo». Ma come si distingue il bullismo dalla goliardia? Per l’esperta in diritto dei minori Andrea Catizone, sulla base di tre “segni”: un’asimmetria di potere tra bullo e bullizzato, continuatività, esposizione al pubblico.

«Il bullismo non è uno scherzo», ha detto l’avvocatessa. «Mira a umiliare l’altro fino ad annientarlo». Il fenomeno chiama in causa il rapporto inter–generazionale. «Da una parte, c’è una immedesimazione assoluta dei genitori con i figli e l’incapacità di accettarne il “fallimento”. Dall’altra, c’è una solitudine degli adolescenti, che non si sentono ascoltati e non trovano figure di riferimento». A scuola è entrato in crisi il principio di autorità degli insegnanti, mentre «le tecnologie avanzate sono i nuovi baby–sitter senz’anima».

In questo contesto, prosegue, occorre «ricostruire la filiera dei centri educativi: scuola, famiglia, parrocchia, internet». Grazie alla prima legge regionale di contrasto al bullismo varata in Italia, approvata a maggio scorso nel Lazio, per il promotore, ha sottolineato il consigliere Massimiliano Valeriani, «il tema del bullismo è una voce fondamentale e permanente del bilancio», con un milione di euro stanziato per il primo triennio.

Il Lazio, ha riferito il garante per l’infanzia e l’adolescenza Jacopo Mazzetti, ha il primato nazionale anche per un avviso pubblico per tutori di minori stranieri non accompagnati, con oltre 450 adesioni. Il garante ha insistito sul ruolo della «prevenzione», richiamando le famiglie alla consapevolezza dei «danni sui ragazzi derivanti dalla litigiosità tra i genitori».

«Anche il bullo è una vittima, di un disagio che non sa gestire e di un contesto di violenza in cui spesso egli stesso vive», ha chiarito Marco Cervellini, dirigente della Polizia Postale, che ha invitato i genitori a «non delegare la funzione educativa. Se un minore subisce o usa violenza, è un fallimento della società». Per il presidente del Corecom Lazio, Michele Petrucci, internet offre «grandi opportunità di sensibilizzazione e di socializzazione», ma «bisogna educare i ragazzi al corretto utilizzo, con responsabilità e rispetto di sé e degli altri».

 

27 ottobre 2017