“Brooklyn”, con Hornby un luogo per rinascere

Un melodramma secco e asciutto, raccontato con forza e robustezza, con una protagonista che ha la capacità di essere se stessa. L’equilibrio della logica

Un melodramma secco e asciutto, raccontato con forza e robustezza, con una protagonista che ha la capacità di essere se stessa. L’equilibrio della logica

Primi anni Cinquanta. Convinta della necessità di cercare altrove un futuro migliore, la giovane Eilis Lacey parte dalla natia Irlanda alla volta degli Stati Uniti. A Brooklyn trova alloggio nella pensione della signora Kehoe e si impiega in un grande magazzino. I primi tempi non sono facili, fino al momento in cui Eilis non conosce in un locale da ballo Tony, un idraulico italoamericano. È l’inizio di “Brooklyn”, un film in uscita in questi giorni nelle sale, scritto da Nick Hornby, famoso adattatore di storie oltre che romanziere in proprio. L’America dell’inizio del dopoguerra e l’emigrazione dall’Europa: un binomio che troviamo in parecchie storie e spesso immaginiamo legato a una precisa evoluzione narrativa. Vedi Eilis all’inizio in naturale difficoltà a Brooklyn, dove tutto è grande e quasi misterioso per lei che viene dalla piccola, modesta Irlanda, poi incerta se accettare o meno la corte di Tony, ragazzo calmo, tranquillo, disponibile e paziente. Quindi impossibilitata, la timida Eilis a resistere al richiamo della mamma e della sorella che la obbligano a tornare in Irlanda.

Qui arriva il primo stop: Eilis accetta di sposare Tony in gran segreto prima della partenza. A casa conduce una vita che non contempla il matrimonio. Non dice niente a nessuno. Al punto che da quando Eilis fa ritorno in Irlanda si avverte forte l’esigenza di non anticipare altro. Si può solo dire che il copione scorre imperturbabile e tranquillo, come non ci si aspetterebbe in un plot che insegue i fatti e non li precede mai. Il lettore, o meglio lo spettatore, si aspetta di partecipare a qualche trama che parla di tradimenti e di bugie, prologo di un’inevitabile e triste resa dei conti.

Partendo da un romanzo di Colm Toibin, Nick Hornby ha messo mano al testo con un atteggiamento così lucido da sembrare provocatorio. Eilis è la ragazza ingenua e priva di sotterfugi che, quando capisce di essere in difficoltà per aver tenuto un segreto non consentito, non esita a tornare suoi propri passi, con l’intenzione immediata di dimenticare il passato. C’è una voglia di trasparenza in lei che cancella ogni colpa vera o presunta e fa del racconto un melodramma secco e asciutto, una storia raccontata con forza e robustezza, con una protagonista che ha la capacità di essere se stessa e non fingere alcunché di inutile. È l’equilibrio della logica metodica e misurata. Eliminando di netto seconde letture, sotterfugi, rimandi e sterili metafore, il film scorre così semplice da risultare inossidabile e inattaccabile sotto l’aspetto della comprensione. E lascia quasi meravigliati e storditi. E si propone come film per tutti e da proporre in molte occasioni.

21 marzo 2016