Bridget Jones, tra fragilità e resilienza

Fenomeno prima editoriale e poi cinematografico, la “saga” interpretata da Renée Zellweger racconta le donne del terzo millennio, affidando riflessioni non banali a toni da commedia

Quattro anni dopo la morte del marito Mark, Bridget Jones vive una fase di incertezza tra il lavoro e i due figli. Ma le amiche la incoraggiano a rimettersi in gioco… Da qui prende il via Bridget Jones, nuovo capitolo che segue le vicende della protagonista, ex single in carriera nella Londra di oggi, che fin dal titolo rivela il proprio destino: Bridget Jones. Un amore di ragazzo (Bridget Jones: Mad about a boy), in sala da domani, 27 febbraio.

Quando un film ha successo e i suoi protagonisti mostrano forte adattabilità nel continuare ad interpretare gli stessi personaggi, si può parlare di serial. Così sta avvenendo per Bridget Jones. Questa figura di inglese timida, un po’ reticente, spesso chiusa in sé stessa, nasce da un romanzo scritto dalla giornalista Helen Fielding nel 2013. Approdato per la prima volta sul grande schermo nel 2001 con Il diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary di Sharon Maguire), il successo di quella pellicola ha incoraggiato i produttori a continuare nell’esperimento. Proseguito infatti con Che pasticcio Bridget Jones! (Bridget Jones The Edge of reason 2004), Bridget Jones’s Baby (id., 2016) e quello di oggi, appunto Bridget Jones. Un amore di ragazzo, di Michael Morris (2025).

Si può dire che quello di Bridget Jones è diventato negli anni un fenomeno prima editoriale e poi cinematografico, rispetto al quale si è dimostrata azzeccatissima la scelta nel ruolo della protagonista di Renée Zellweger. L’attrice americana (unica non inglese in un cast “all english”) ha messo ampiamente a frutto i due Premi Oscar vinti come migliore protagonista nel 2004 per Ritorno a Cold Mountain e nel 2020 per il biopic Judy. Tra un seguito e l’altro il personaggio è cresciuto, e ha creato sempre di più una identificazione con il pubblico, di volta in volta cresciuta e capace di lasciare nello spettatore la voglia di aspettarne il seguito.

Insomma Bridget Jones è diventata una figura iconica della Gran Bretagna moderna, il prototipo della donna che arrivata alla svolta dei 30/40 anni, nel momento in cui sta per guardarsi indietro, rinuncia a fare bilanci e sceglie di andare avanti e affrontare nuove scelte. Nel proporsi come racconto di evasione rivolto a un pubblico per lo più femminile, Bridget Jones riesce a essere allo stesso tempo antica (non vecchia) e moderna, capace di intercettare la fragilità ma anche la resilienza delle donne del terzo millennio. Del resto si muove tra un inizio nel segno della leggerezza e un seguito da commedia brillante, ma con motivazioni non superficiali e riflessioni non banali. Intorno a Bridget c’è un cast che, come si diceva, accanto ai confermati dai titoli pregressi, ne aggiunge di nuovi ad aumentare la qualità del prodotto: Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Jim Broadbent. Il personaggio Bridget Jones funziona e probabilmente ne sentiremo parlare ancora.

26 febbraio 2025