Il parlamento di Westminster ha bocciato nella serata di ieri, 15 gennaio, con 432 voti – contro i 202 favorevoli – l’accordo che la premier Theresa May ha concordato con l’Unione europea in tema di Brexit. La disfatta più grave di un governo britannico dagli anni Venti. Un risultato che ha confermato le previsioni pessimiste della vigilia, accettato dalla premier con tono dimesso. Il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha chiesto che Westminster decida oggi, mercoledì 16, se appoggia ancora il governo.

Quasi certa la riconferma di Theresa May nella carica di primo ministro, visto che difficilmente i deputati del partito conservatore boccerebbero la loro leader. La mozione di sfiducia quindi, una volta respinta, costringerà Corbyn – favorevole alla Brexit, a differenza dei parlamentari laburisti -, a pronunciarsi su un secondo referendum. Fino ad oggi Corbyn era riuscito a tenere unito il partito, diviso sulla questione Europa tanto quanto quello conservatore, concentrando le sue energie sulla sconfitta del governo e sulla prospettiva di nuove elezioni generali. La premier, che ha promesso nuove consultazioni con l’Unione europea, ha tempo fino a lunedì per ritornare a Westminster con un piano alternativo.

Intanto da Bruxelles arriva il commento del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: «Il tempo è quasi scaduto». Esprime il suo «rammarico», Juncker, riguardo al risultato della votazione alla Camera dei Comuni. «Da parte dell’Ue – assicura -, continua il processo di ratifica dell’Accordo di revoca». Tale accordo, che i deputati britannici hanno respinto mettendo in minoranza la premier May, «è un compromesso equo e il miglior accordo possibile. Riduce il danno causato dal Brexit per i cittadini e le imprese in tutta Europa. È l’unico modo per garantire un ritiro ordinato del Regno Unito dall’Unione europea».

Juncker ricorda, ancora,  il lungo negoziato dei mesi scorsi e la lettera inviata a Londra, insieme al presidente del Consiglio europeo Tusk, per chiarire la buona volontà dell’Unione. Con il voto di ieri sera, dichiara, «il rischio di un ritiro disordinato del Regno Unito è aumentato. Anche se non vogliamo che questo accada, la Commissione europea continuerà il suo lavoro di emergenza per contribuire a garantire che l’Ue sia pienamente preparata» anche a un “no deal”. «Esorto il Regno Unito – le parole di Juncker – a chiarire le sue intenzioni il più presto possibile».

Di «brutta notizia» parla anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, dove la notizia del voto inglese è arrivata mentre è in corso la plenaria. «Il nostro primo pensiero – afferma – sono i 3 milioni e 600mila cittadini europei nel Regno Unito e i britannici che vivono nell’Ue. Hanno bisogno di certezze sul loro futuro. Noi ci batteremo sempre per loro». Questa mattina alle 8.30 è iniziato in emiciclo un dibattito sull’esito del voto a Londra e sul futuro dei negoziati per il recesso del Regno Unito dall’Unione.

16 gennaio 2019