Nella serata di ieri, 13 marzo, il Parlamento inglese si è espresso con una chiara maggioranza contro la prospettiva di lasciare l’Unione europea senza un accordo, bocciando con 312 voti contro 308 il “no deal”, in qualunque circostanza. La mozione del governo, che proponeva di evitare il “no deal” soltanto il prossimo 29 marzo, data fissata per il recesso del Regno Unito dalla Ue, è stata infatti modificata. Subito dopo il voto però la premier Theresa May ha chiarito che «la data del nostro recesso dalla Ue, il 29 marzo, è scritta nella nostra legislazione e se il parlamento non accetta l’accordo che ho firmato con la Ue, il “no deal” è ancora possibile».

In programma per questa sera un altro voto sulla possibilità di estendere l’articolo 50 che regola l’uscita del Regno Unito. Sempre la premier ha spiegato che preferirebbe un’estensione breve e pensata soltanto per consentire al parlamento di approvare il “withdrawal agreement”, l’accordo che ha concluso con Bruxelles. Se si trattasse di un’estensione più lunga, «voluta, per esempio, per fare un secondo referendum, questo danneggerebbe il rapporto di fiducia, già fragile, tra i cittadini e i parlamentari”» ha aggiunto May. Inoltre un’estensione lunga, ha spiegato, renderebbe inevitabile per il Regno Unito partecipare alle elezioni europee del 23 maggio prossimo. «Una prospettiva che preferirei evitare».

14 marzo 2019