È durato oltre due ore il confronto tra la premier britannica Theresa May e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, ieri sera, 11 marzo, a Bruxelles. Il risultato: uno «strumento congiunto», a «completamento dell’accordo di recesso», riguardo alla questione del backstop per il confine nord irlandese. «A volte si dà una seconda chance, ma non ce ne sarà una terza», ha detto incontrando i giornalisti al termine dell’incontro, intorno alla mezzanotte, Juncker. Sia lui che May hanno battezzato il backstop una «polizza assicurativa per garantire che non ci sarà mai un confine rigido nell’Irlanda del Nord». Ora il nuovo strumento congiunto «garantisce che l’Ue non può agire con l’intento di applicare il backstop indefinitamente», ha spiegato nel dettaglio la premier britannica. Si tratta di «un impegno legale affinché ciò che sostituirà l’accordo sul backstop» – che sarà negoziato tra il 29 marzo e il 31 dicembre 2020 se Brexit andrà in porto – «non avrà bisogno di essere replicato», conferendo «agli impegni presi con Juncker e Tusk» lo scorso gennaio «una forma legalmente vincolante».

A completare l’accordo di recesso c’è anche un «joint statemente», riguardo al processo di negoziazione, che prevede si inizi «a lavorare immediatamente per sostituire il backstop con disposizioni alternative» entro dicembre 2020. Il Regno Unito farà anche una «dichiarazione unilaterale», per garantire che, in caso tutto fallisca anche entro il 2020, «non ci sarà nulla che impedirà al Regno Unito di introdurre misure che automaticamente disapplicheranno il backstop». Oggi, ha aggiunto ancora May parlando ai giornalisti, «abbiamo assicurato i cambiamenti legali» che i membri di Westminster chiedevano. «Ora è tempo di riunirsi e di sostenere questo accordo migliorato per il Brexit e di produrre risultati sulla base delle istruzioni del popolo britannico».

Una via di fuga, quella emersa nella serata di ieri, preparata nelle ultime settimane, «senza risparmiare tempo, energie e impegno», aveva spiegato Juncker, per arrivare a far sì che «l’accordo di ratifica possa essere concluso in tempo», cosa di cui il presidente della Commissione Ue si è detto convinto. Si tratterebbe di testi che «chiarificano, rassicurano e spiegano che cosa è e che cosa non è l’accordo di uscita». Così farebbe anche il joint agreement che «offre significativi chiarimenti e garanzie legali sulla natura del backstop»: una «polizza di assicurazione, niente di più, niente di meno», pensata «per non essere usata e se mai sarà usata non sarà una trappola ma ci saranno vie legali per uscirne», ha assicurato.

I nuovi documenti vanno «a complemento dell’accordo, senza riaprirlo». Juncker ha anche reso noto che il premier irlandese è «pronto a sostenere questo approccio», e di aver chiesto al presidente del Consiglio europeo di «sostenere questo strumento congiunto», sempre se la House of Common approverà l’accordo. «Non ci saranno altre interpretazioni delle interpretazioni, nessun’altra rassicurazione sulla rassicurazione – ha concluso Juncker -. Portiamo questo accordo a una fine positiva; lo dobbiamo alla storia».

12 marzo 2019