Brexit, Luciano Monti: «Basta con l’Europa delle banche»

«Creare l’unione dei cittadini», afferma il docente universitario. «Gli investimenti saranno più “spalmati” su tutti i Paesi dell’Unione»

«Creare l’unione dei cittadini», afferma il docente universitario. «Pensiamo al lato positivo, gli investimenti saranno più “spalmati”»

«Sia chiaro, a tutti dispiace quello che è avvenuto, ma più che paventare i danni della Brexit preferisco cercare i possibili vantaggi, che sono almeno tre». Così Luciano Monti, docente di Politiche dell’Unione europea alla Luiss e coordinatore dell’Osservatorio economico-internazionale della Fondazione “Bruno Visentini”, commenta la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Ue.

«Nel 2015 il Regno Unito ha beneficiato di oltre un terzo degli investimenti diretti della Ue. Bene, nei prossimi anni ci sarà la fuga delle multinazionali dal territorio anglosassone, perché vorranno presumibilmente stare in zone dell’Unione, quindi si può approfittare dello spazio vuoto lasciato dai britannici. Le opportunità e gli investimenti finora assorbiti dal Paese saranno insomma a disposizione di altri, anche dell’Italia, in teoria».

Altri vantaggi?
Lo stesso discorso vale per le borse, perché parte dei flussi gestiti dalla City di Londra è in euro e dovrà necessariamente spostarsi su altre piazze. Il nostro Paese potrà subire un contraccolpo, soprattutto nell’ambito delle esportazioni metalmeccaniche e dei trasporti, ma è anche vero che la bilancia commerciale ha un surplus per i servizi rispetto al Regno Unito. Essendo noi stati finora importatori di prodotti e servizi, potremmo anche fare ricorso ai prodotti finanziari domestici. Inoltre il Regno Unito assorbiva una buona fetta delle commesse Ue in ambito dei servizi, ora questa possibilità può essere sfruttata da altri. Infine, si tratta di un’occasione irripetibile per dare accelerazione al processo di integrazione europea sul versante sociale.

In che senso?
Smetterla di fare l’unione delle banche e iniziare a creare l’unione dei cittadini. Sulle politiche sociali, penso a immigrazione e lavoro, dove il Regno Unito rimaneva distante, si può accelerare.

Tutto molto bello, ma qualche criticità dovrà pur esserci.
Certo. La tensione finanziaria di questa situazione si scaricherà sui paesi più deboli dell’Ue, Italia inclusa. Già per noi si parla di revisione del tasso di crescita del 2017.

Cosa dobbiamo sperare?
Dovremmo tifare per una chiusura rapida dei negoziati. L’incertezza è la situazione peggiore per i mercati.
Sulla scia inglese si è ravvivato in Italia l’entusiasmo dei detrattori dell’Europa e della sua moneta.

L’uscita per noi è uno scenario ipotizzabile?
Non con un referendum, perché nel nostro Paese esiste solo quello abrogativo. E comunque il Trattato di Roma, così come gli altri documenti del genere, è di fatto intoccabile come legge costituzionale, non potrebbe mai essere sottoposto a referendum. Solo il governo potrebbe notificare a Bruxelles la richiesta di uscita. Ma credo che mai nessuno avrebbe l’ardire di compiere un simile gesto: con il debito che abbiamo sarebbe devastante, una vera follia.

 

28 giugno 2016