Brexit, la Camera dei Comuni vota contro il “no deal”
Passata la legislazione bipartisan che impone alla premier Theresa May di chiedere un’estensione oltre il 12 aprile. L’ipotesi di un secondo referendum
Nella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 aprile il Parlamento britannico ha espresso il suo no alla Brexit “dura”, vale a dire all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza accordo: con un solo voto di scarto – 313 a 312 – è stata approvata la legislazione bipartisan a firma Cooper (laburista) e Letwin (conservatore) che impone alla premier Theresa May di chiedere un ennesimo rinvio all’Ue qualora il 12 aprile si prospettasse l’incubo del “no deal”, nessun accordo. Non più un voto indicativo come quello dei giorni scorsi dunque ma una legge vincolante. Il testo è atteso ora al vaglio della Camera dei Lord, da cui si attende comunque l’approvazione.
Qualora non ci fosse un accordo prima del Consiglio europeo straordinario del 10 aprile dunque May sarà costretta a chiedere all’Ue un altro rinvio della Brexit che in quel caso però sarà accettato dall’Europa solo in cambio di un’estensione lunga – almeno 9 mesi, ha fatto intendere il presidente della Commissione Ue Juncker – che contempli per il Regno Unito nuove elezioni generali o un secondo referendum sulla Brexit, oltre alle sempre più probabili elezioni europee di maggio. Al momento, insomma, l’unica possibilità per un’uscita senza accordo sarebbe il rigetto della richiesta di rinvio di Londra da parte dell’Ue: uno scenario che i commentatori internazionali definiscono «alquanto irrealistico».
4 aprile 2019