Bosnia-Erzegovina: per i migranti «alloggi non sufficienti»
Rapporto del Consiglio d’Europa: «Le autorità hanno fatto del loro meglio ma è essenziale una soluzione sostenibile. Per non ripetere la crisi dello scorso inverno»
Presentato ieri, 8 luglio, il rapporto del rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa per le migrazioni e i rifugiati, l’ambasciatore Drahoslav Stefanek, inviato in missione conoscitiva in Bosnia-Erzegovina. Un’analisi che si conclude con l’indicazione di alcune misure, che dovrebbero essere effettuate tramite il sostegno finanziario della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, richiesto dalle autorità della Bosnia-Erzegovina. Su tutte, migliorare i servizi necessari per l’accoglienza dei profughi nel Paese, tra cui l’alloggio, il cibo e il sostegno nella prevenzione di Covid-19; assicurare alloggi adatti per minori non-accompagnati; provvedere a misure di risposta tra i migranti e i richiedenti asilo, in modo particolare nel cantone Una-Sana.
La missione, che si è svolta dal 24 al 30 gennaio scorso, era nata proprio con l’obiettivo di fornire un quadro dell’attuale situazione dei migranti in Bosnia-Erzegovina, con un’attenzione particolare alle fasce vulnerabili, tra cui famiglie con figli, minori non accompagnati e separati e donne. «Al momento della mia visita, le condizioni della tendopoli di emergenza militare di Lipa erano molto difficili, e in più con abbondanti nevicate», ha riferito Stefanek, descrivendo «un campo con circa mille maschi single che vivono in grandi tende militari riscaldate da cannoni ad aria, azionati da generatori di elettricità». Nell’analisi del rappresentante diplomatico, «le autorità hanno fatto del loro meglio in queste circostanze drammatiche. Ma per non ripetere questa crisi dell’inverno passato – ha avvertito – è essenziale stabilire una base solida per una soluzione sostenibile nell’area di Bihac».
Durante la missione, in Bosnia-Erzegovina erano presenti tra 9mila e 10mila migranti, concentrati prevalentemente nella parte nord-occidentale a ridosso del confine con la Croazia. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni tra i 4mila e i 5.300 migranti vivono in modo precario in attesa di entrare nell’Ue mentre la capacità ufficiale di accoglienza della Bosnia-Erzegovina è stata ridotta dopo la chiusura del centro di accoglienza di Bira e del campo di emergenza di Lipa. Inoltre, sono stati forniti alloggi aggiuntivi nei centri di accoglienza di Miral e Blazuj rispettivamente per oltre mille e 3mila persone. Centri, questi, «già sovraffollati», nei quali, in questo tempo di pandemia, il rischio di infezione è «molto alto».
9 luglio 2021