Bombe su Kiev. La preghiera in tutte le chiese

Dalla Capitale ucraina, la testimonianza di padre Vyshkovskyi, degli Oblati di Maria Immacolata: «In Ucraina c'è la guerra da 8 anni ma finora la situazione era stabile». Ora «molte persone si sono riunite perché hanno paura. Pensare di partire non è facile. Noi restiamo tra e con le persone»

Paura e affidamento nella preghiera. Sono l’emozione e l’atteggiamento che più spesso ricorrono nelle parole di padre Pavlo Vyshkovskyi, della comunità dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, mentre racconta al telefono da Kiev che ieri, 24 febbraio, «fin dalla mattina presto, alle 5, sono cominciati i bombardamenti» e che «adesso il nemico ci circonda dal lato est del Paese». Di origine ucraina, il religioso è parroco soltanto da un mese della comunità dei credenti cattolici di rito romano cattolico di San Nicola, la chiesa in stile neogotico nel centro della Capitale dell’Ucraina. «In tutte le chiese della diocesi si sta organizzando la preghiera, che sarà continua, 24 ore su 24 – dice -, anche se le sirene che suonano nella città spaventano e non permettono di uscire», tuttavia «molte persone si sono riunite perché hanno paura».

Più di tutto, padre Vyshkovskyi spiega che «siamo sotto shock perché nel 2022 non pensavamo mai che potesse succedere quello che sta accadendo. In Ucraina c’è la guerra dal 2014, quindi da 8 anni, ma fino ad ora la situazione era stabile. Certo, la gente moriva ugualmente, ma ora è tutto il Paese ad essere attaccato». Ancora, il religioso dice che «siamo preoccupati perché ci hanno detto che le prime 48 ore di guerra saranno più leggere ma che dopo non si sa cosa ci aspetta e che sarà più difficile muoversi», ed è per questo che «in giro ci sono tante persone in auto e con le borse e le valigie in mano che cercano di partire e di spostarsi verso Ovest, dove le comunità di cattolici sono pronte ad accogliere chiunque, senza distinzione di fede». Tuttavia, Vyshkovskyi rivela che «pensare di partire non è facile, specie perché gli aeroporti e le stazioni dei treni sono tutti chiusi».

Il parroco della chiesa ucraina di San Nicola chiarisce poi che lui e gli altri due sacerdoti e il seminarista che costituiscono il presbiterio della sua parrocchia non hanno intenzione di abbandonare la Capitale. «Restiamo tra e con le persone – dice -. Cerchiamo di portare la presenza di Gesù come possiamo e affidiamo alla Madonna e alla preghiera del Rosario l’Ucraina, chiedendo a tutto il mondo di pregare per noi».

25 febbraio 2022