Il presidente della Comunità di Capodarco commenta l’esplosione davanti alla chiesa di cui è parroco. «Non abbiamo paura. Continuiamo a fare del bene»

Nella serata di martedì 12 aprile un ordigno rudimentale è esploso a Fermo, davanti al portone della chiesa di San Marco alle Paludi, di cui è parroco don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, attiva dagli anni Sessanta nell’assistenza e nel reinserimento di disabili e tossicodipendenti, e direttore della fondazione “Caritas in veritate”. L’esplosione ha mandato in pezzi il portone d’ingresso, il rosone della cappella, le vetrate della chiesa e della sacrestia, ma i danni avrebbero potuto essere ben peggiori «se ci fosse stato qualcuno nella chiesa, oppure di passaggio», osserva don Vinicio.

L’episodio è il terzo in meno di due mesi. Coinvolti, senza gravi conseguenze, «tre preti legati alla Caritas – rimarca don Albanesi – in un territorio particolarmente delicato, nel quale siamo intervenuti in termini propositivi, allestendo un centro Caritas e cercando di attutire le difficoltà di chi vive ai margini». Proprio per questo, prosegue, «lo interpreto come un avvertimento. Come se qualcuno volesse dirci: calmatevi e ritiratevi. Un messaggio ma delinquenziale, da parte di chi gestisce lo spaccio di droga e la prostituzione nel quartiere di Lido Tre Archi. Un gesto delinquenziale di bassa lega. Aggiungo: di sicuro chi ha agito ci conosce bene. Sa che io non abito lì, e ha alzato il potenziale offensivo dell’ordigno, rispetto alle “bombe” piazzate in precedenza davanti ad altre due canoniche».

Il sacerdote non ha dubbi né incertezze: «Noi cerchiamo di fare del bene e continueremo a fare del bene. Siamo impegnati a fianco di chi ha bisogno, non abbiamo nulla di cui pentirci o vergognarci».E manifesta la volontà di «fare di più, con rinnovata energia. La nostra vita – conclude – è nelle mani di Dio, nessuno può togliercela se lui non lo permette. La via che stiamo percorrendo è una via di carità, di attenzione a chi sta male, agli immigrati, a tutte quelle persone che ci chiedono aiuto. Dobbiamo stare tranquilli».

14 aprile 2016