Benedetto XVI, «grande teologo perché grande innamorato di Dio»

A una settimana dalla celebrazione dei funerali, la Messa di suffragio nella basilica lateranense presieduta dal cardinale De Donatis. «Ha amato immensamente la Chiesa» e tutte «le decisioni più importanti della vita le ha prese seguendo la volontà del Padre»

Un padre che amorevolmente «ci ha condotto per mano», insegnando a «conoscere il Signore» e a «fissare sempre lo sguardo su di Lui, il Cristo che condivide la nostra umanità, muore e risorge per noi». Sono i tratti paterni e sapienti di Benedetto XVI quelli che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha messo in luce nella sua omelia ieri sera, 12 gennaio, nella Messa in suffragio del Papa emerito, presieduta nella basilica di San Giovanni in Laterano a una settimana dalla celebrazione dei funerali.

«Potremmo dire che la sintesi di tutta la sua esperienza di vita, di studio, di insegnamento sia stata unicamente la persona del Figlio di Dio, ricordandoci che senza di Lui non ha senso essere cristiani – ha detto il porporato -. È stato molto commovente sapere che le sue ultime parole siano state: “Gesù, ti amo”». Un affidamento al Signore, quello del pontefice emerito, che ha caratterizzato tutta la sua esistenza, fino alla fine, e così il suo pontificato. De Donatis in particolare ha osservato come «Papa Benedetto ha amato immensamente la Chiesa» tanto che «tutte le decisioni più importanti della vita le ha prese ricordando che le vie del Signore non sono le nostre, ma quando si segue con amore la Sua volontà, e non la nostra, siamo nella pace».

Il cardinale ha quindi ripercorso le tappe più significative della vita di fede di Joseph Ratzinger, tutte vissute nell’affidamento all’amore e alla volontà di Dio. «Non voleva lasciare l’insegnamento, e l’ha fatto; non voleva lasciare l’amata diocesi di Monaco, e l’ha fatto; voleva tornare a casa per stare con suo fratello e terminare i suoi studi dopo 24 anni di servizio alla Dottrina della fede, e non l’ha fatto – ha ricordato -. Fino all’11 febbraio di 10 anni fa quando, in un momento terribile e straordinario, imprevedibile e sorprendente, ha mostrato con la rinuncia al pontificato quanto volesse il bene della Chiesa, passando con ineffabile sapienza il suo testimone al nostro Papa Francesco». È dunque con la sua stessa vita che il Papa emerito ha testimoniato l’amore e la fiducia per e nel Padre: «È stato un grande teologo perché è stato un grande innamorato di Dio» ha osservato il cardinale, usando anche l’immagine della «lampada accesa con l’olio del Vangelo» per dire il valore della testimonianza di fede di Benedetto XVI.

De Donatis ha poi messo in luce il legame di Ratzinger con la città di Roma e con la diocesi di cui è stato il vescovo dal 2005 al 2013. «Dei suoi 95 anni di vita – ha detto -, ne ha vissuti 40 in questa nostra città a cui era profondamente legato; basti pensare al rapporto particolare che aveva con i sacerdoti e con la gente di Casal Bertone, nella parrocchia di cui è stato titolare. Decine di volte è andato a Santa Maria Consolatrice per la festa patronale, per amministrare le cresime, o anche soltanto per essere a cena con i sacerdoti». Ancora, il ricordo di «alcune amicizie profonde che ha avuto fin da giovane sacerdote con alcune persone di Roma e che ha tenuto costantemente vive».

Da ultimo, il ricordo della presa di possesso della cattedra di San Giovanni in Laterano il 7 maggio del 2005, «quando entrò per la prima volta da Papa qui», sono ancora le parole di De Donatis, che ha riportato quanto Benedetto XVI disse in quell’occasione: «Colui che è il titolare del ministero petrino deve avere la consapevolezza di essere un uomo fragile e debole, costantemente bisognoso di purificazione e di conversione». Quindi, al termine della solenne celebrazione, animata dal coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, l’affidamento del Papa emerito «alla materna protezione di Maria» e la preghiera del porporato davanti alla statua lignea della Madonna.

13 gennaio 2023