Baturi (Cei): «Non possiamo ricostruire il Paese sulla paura»

L’intervento alla presentazione degli Atti della 49ª Settimana sociale. L’arcivescovo di Catania Renna: sulla scelta di far sbarcare tutti i migranti dalle navi delle ong, «i medici hanno scelto in scienza e coscienza». La premier Meloni: «Dall’autorità sanitaria, scelta bizzarra»

«Non possiamo ricostruire il Paese sulla paura, dobbiamo ricostruirlo sulla speranza». Il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi – arcivescovo di Cagliari – è intervenuto questo pomeriggio, 9 novembre, alla Lumsa alla presentazione degli Atti della 49ª Settimana sociale, svoltasi a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021. «Non possiamo pensare di ricostruire il Paese in termini nuovi senza speranza – ha proseguito -. Come dice Papa Francesco, occorre cambiare i nostri stili di vita per poter cambiare il mondo, tramite un approccio costruttivo, di cambiamento improntato al realismo: lo sviluppo lo fanno i soggetti reali della società, non i documenti. Questo significa confidare nella capacità creativa delle parrocchie, delle diocesi, delle imprese, dei luoghi di aggregazione», è la riflessione del presule.

Accanto a lui, l’arcivescovo di Catania Luigi Renna, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, che, a margine della presentazione degli Atti, è intervenuto sulla vicenda dei migranti rimasti per giorni bloccati al largo di Catania, a bordo delle navi delle ong che li avevano soccorsi nel Mediterraneo nei giorni scorsi. I medici che li hanno ritenuti tutti “fragili”, consentendo così il loro sbarco, «hanno scelto in scienza e coscienza, rispettando pienamente il giuramento di Ippocrate», è il parere dell’arcivescovo. Un’analisi, la sua, che va in direzione opposta a quella espressa dalla premier Giorgia Meloni nel corso dell’assemblea con i gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia. «Sui giornali ho letto stamattina titoli surreali, distanti dalla realtà – le parole della presidente del Consiglio -. Ad esempio non è dipesa dal governo la decisione dell’autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi ong, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Scelta, quella dell’autorità sanitaria, che abbiamo trovato bizzarra».

Renna ha fatto notare che «ci sono fragilità che appaiono nelle malattie o nelle donne in gravidanza e c’è la vulnerabilità, cioè la predisposizione ad ammalarsi. I medici hanno colto che a bordo c’era uno stato ormai al limite dell’equilibrio. Bisogna rispettare il legislatore – ha sottolineato – ma anche il lavoro dei medici, ai quali bisogna affidarsi quando è in gioco qualcosa di così grande come la salute, che è fisica ma anche psichica». Quindi, sul tema della gestione dei flussi migratori, l’arcivescovo ha ribadito che «una regolamentazione va fatta, ma bisogna fare una differenza tra ciò che serve immediatamente per salvare le persone e ciò che va risolto sedendosi intorno ai tavoli nazionali e internazionali, nelle sedi opportune. Ma nel frattempo non di possono perdere vite umane». Renna lo afferma con convinzione: «Non servono letture di parte o ideologiche: la legislazione deve essere il più possibile equa e rendere responsabili tutti i Paesi europei. L’apertura del porto di Marsiglia – commenta – dice che gli Stati stanno prendendo coscienza che l’accoglienza va condivisa».

9 novembre 2022