Bassetti: «Sono stato nel deserto ma con gli angeli»

Il cardinale presidente della Cei ha lasciato il Gemelli, dove era in convalescenza dal 19 novembre. Il suo grazie a quanti si sono presi cura di lui

Il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha lasciato ieri, giovedì 3 dicembre, il Policlinico universitario Agostino Gemelli, dove si trovava per un periodo di convalescenza dal 19 novembre scorso. Dopo la positività al Covid-19 riscontrata il 28 ottobre scorso, il porporato era stato ricoverato all’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia il 31 ottobre e qui era stato sottoposto alle terapie del caso fino al trasferimento, nella notte tra il 2 e il 3 novembre, nella struttura di terapia intensiva 2. Nel tardo pomeriggio di venerdì 13 novembre, il Cardinale era stato trasferito nuovamente alla degenza ordinaria di Medicina d’urgenza Covid 1 e poi dimesso il 19 novembre, per iniziare un periodo di convalescenza nel policlinico romano. Il 22 novembre è risultato negativo al tampone per la ricerca del Covid; quindi ieri le dimissioni.

Facendo ritorno a Perugia, Bassetti ha indirizzato un messaggio con parole di gratitudine verso quanti si sono presi cura di lui, in particolare operatori sanitari e della comunicazione. «C’è un episodio della vita di Gesù, raccontato all’inizio del Vangelo di Marco – scrive -, che mi ha sempre affascinato ma anche un po’ intimorito: prima di iniziare la sua predicazione pubblica, Gesù trascorre quaranta giorni nel deserto. Ho sempre pensato che deve essere stato un tempo duro – osserva Bassetti -. Ho immaginato che si sia trattato di un tempo di solitudine profonda e di senso di abbandono, in cui avrà pensato alla sua vita passata e avrà sperato ancora in una vita futura bella». Il Vangelo però, prosegue il cardinale, «aggiunge anche che “gli angeli lo servivano”. Vuol dire che non era affatto solo: ha sentito intorno a sé la presenza di forze buone, che gli trasmettevano la vicinanza di Dio. Questa presenza mi ha consolato ogni volta che sono tornato a questo episodio del Vangelo».

Riflettendo quindi sui giorni vissuti in ospedale per combattere il Covid-19, il presidente Cei riconosce che «sono stati un po’ come quelli di Gesù del deserto. Ho sentito l’arsura, la fatica di respirare, la lotta del mio corpo per respingere l’infezione. Sono stati momenti difficili per me – aggiunge – e lo sono per chiunque si trovi in una condizione di sofferenza e veda minacciata la propria vita. Ma posso testimoniare di avere sentito anche la compagnia di alcuni angeli, che mi hanno ricordato quelli che erano al fianco di Gesù: sono anzitutto gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, che si sono presi cura di me prima a Perugia e poi a Roma». Bassetti li definisce «”angeli custodi” professionali e amabili. A loro non posso che rivolgere il mio primo ringraziamento». E con loro ringrazia anche «altri angeli: gli operatori della comunicazione. Nella Bibbia – spiega -, l’angelo è il messaggero: io mi sono sentito custodito da persone, che erano attente alla mia persona prima ancora che al mio ruolo, che hanno raccontato un uomo malato prima ancora che la malattia di un cardinale. Grazie a questa loro attenzione ho sentito vicina la presenza di tante persone che hanno pregato per me».

Proprio agli operatori della comunicazione il cardinale presidente della Cei vuole affidare, «in questo momento particolare della nostra storia», un passaggio del messaggio che il Santo Padre per la 51ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: «La speranza è la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita, ma è simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta». V’incoraggio a cercare i semi di speranza sparsi nella quotidianità per costruire una società più bella, fondata sulla fraternità». Quindi, una preghiera: «Il Signore benedica questi angeli, che sanno servire la verità con carità».

4 dicembre 2020