Bassetti: «Non ci è dato disertare il voto alle europee»

Conclusa con un appello a partecipare alle elezioni del 26 maggio, l’introduzione del cardinale presidente all’Assemblea Cei. Tra i temi, le Linee guida sugli abusi

«Superare riserve e sfiducia e partecipare al voto». Nella sua introduzione ai lavori dell’Assemblea generale della Cei – in Vaticano fino al 23 maggio – il cardinale presidente Gualtiero Bassetti volge lo sguardo alla scadenza elettorale del 26 maggio, per il rinnovo dell’Europarlamento: «Siamo consapevoli che questo rimane solo il primo passo ma è un passo che non ci è dato di disertare», riflette. Quindi l’appello: «Come italiani dovremmo essere il volto migliore dell’Europa per dare più fierezza ai nostri giovani, ai nostri emigrati e a quanti sbarcano sulle nostre coste, perché siamo il loro primo approdo», in un continente in cui «soffiano populismi e nazionalismi».

Nel discorso del porporato anzitutto il tema centrale dell’assise – “Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria” -, insieme al doppio appello rivolto al governo: per il terzo settore e per il dopo-terremoto del Centro Italia. Quindi l’annuncio che Papa Francesco parteciperà alla giornata conclusiva dell’Incontro di riflessione e spiritualità per la pace in programma a Bari dal 19 al 23 febbraio del 2020. Tra i temi affrontati, quello della sinodalità come «stile da lasciar trasparire nel linguaggio, nella stima vicendevole, nella gratitudine, nella cura delle relazioni: tra noi e con il Popolo di Dio, a partire dai nostri presbiteri».

Parole, quelle di Bassetti, in sintonia con quelle pronunciate dal Papa ieri, 20 maggio, in apertura dell’assemblea. Così come è in sintonia con il magistero di Francesco la scelta di affrontare il tema della missione, che «non significa mettere in fila una nuova serie di attività da realizzare ma piuttosto fare nostro un nuovo modo di essere Chiesa, che, in quanto tale, coinvolge l’esistenza di ciascuno e l’intera pastorale». Per spiegarlo, il cardinale cita Evangelii gaudium e ribadisce la necessità di «abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”». Va in questa direzione, ha evidenziato, anche il tema degli Orientamenti pastorali, anch’esso all’ordine del giorno. «Umiltà, gratuità, gioia»: questi i sentimenti raccomandati dal Papa a Firenze, dove ha tracciato il piano per il cammino della Chiesa in Italia. «Puntare a farli nostri, fino a trasformarli in atteggiamenti permanenti, è la condizione per essere all’altezza della nostra missione», le parole del presidente Cei.

Proposta all’attenzione dei vescovi anche l’approvazione delle Linee guida sulla tutela dei minori, così come la «crescente preoccupazione» per «antichi pregiudizi» anticattolici e lo «sconcerto» per il raddoppio della tassazione sugli enti non profit. In entrambi i casi, secondo Bassetti, «al fondo restano ancora antichi pregiudizi per le attività sociali svolte dal mondo cattolico; pregiudizi che non consentono di avere ancora una normativa adeguata a rispondere alle esigenze di centinaia di migliaia di persone, dedite al prossimo e alle persone bisognose». Persone che disegnano «un mondo di valori e progetti realizzati, di assistenza sociale, di servizi socio-sanitari, di spazi educativi e formativi, di volontariato e impegno civile». Per il presidente dei vescovi italiani, «in una società libera e plurale questo spazio dovrebbe essere favorito e agevolato in ogni modo». Al contrario, «al Paese intero si manda un segnale di segno opposto, intervenendo senza giustificazione alcuna per raddoppiare la tassazione sugli enti che svolgono attività non commerciali».

Di qui il primo appello al governo: «Chiediamo non sconti fiscali o privilegi ma regole idonee e certe, nel rispetto di quella società organizzata e di quei corpi intermedi che sono espressione di sussidiarietà». È riferito invece al dopo-terremoto del Centro Italia il secondo appello: «È decisivo che le ordinanze siano rese operative, che le procedure concordate per la ricostruzione trovino attuazione, che i fondi stanziati si traducano in interventi concreti». L’auspicio del porporato è che «la generosa laboriosità di tanti cittadini s’incontri con l’impegno di chi ha la responsabilità civile e politica. Lo reclamano le tante abitazioni ancora inagibili della nostra gente; lo reclamano le nostre chiese». A conferma, i numeri: «Sono 3mila quelle danneggiate dal sisma; l’impegno, su cui ci si è confrontati per mesi, ne prevede la ricostruzione di 600, quali luoghi di culto, di riferimento e aggregazione per tutta la comunità».

Da ultimo, le parole sull’Europa, «oggi sentita come distante e autoreferenziale, fino al punto da far parlare di una “decomposizione della famiglia comunitaria’” su cui soffiano populismi e sovranismi», è la tesi di Bassetti. «Lasciatemi, però, dire, forse un po’ provocatoriamente, che il problema non è innanzitutto l’Europa, bensì l’Italia, nella nostra fatica a vivere la nazione come comunità politica», riflette il cardinale. Oggi, è la domanda rivolta all’assemblea dei vescovi e non solo, «noi italiani, cosa abbiamo ancora da offrire? Penso alle nostre virtù, prima fra tutte l’accoglienza; penso a una tradizione educativa straordinaria, a uno spirito di umanità che non ha eguali; penso alla densità storica, culturale e religiosa di cui siamo eredi. Attenzione, però – il monito del porporato -: non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori! Il nostro è un patrimonio che va rivitalizzato, anche per consentirci di portare più Italia in Europa». Quindi l’esortazione: «Dobbiamo essere fino in fondo italiani – convinti, generosi, solidali, rispettosi delle norme – perché anche l’Europa sia un po’ più italiana. Dobbiamo essere fieri – sia detto senza alcuna presunzione – di un Cristianesimo che ha disegnato il Continente con il suo contributo di spiritualità e cultura, di arte e dottrina sociale. Di umanesimo concreto».

21 maggio 2019