Bassetti: l’Italia, un Paese «da ricucire»

Il presidente della Cei ha concluso la riunione del Consiglio episcopale permanente rivolgendo un appello al dialogo sociale, alla vigilia dell’avvio ufficiale della nuova legislatura. L’invito a ripartire dalla Costituzione

«Si governi, fino a dove si può, con la pazienza ostinata e sagace del contadino, nell’interesse del bene comune e dei territori». Ha usato le parole di Alcide De Gasperi pronunciate al termine della campagna elettorale del 1953, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, per concludere i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani lanciando un messaggio chiaro alle forze politiche italiane. «Il 4 marzo – le parole del cardinale – gli italiani hanno votato. I partiti oggi hanno non solo il diritto ma anche il dovere di governare e orientare la società. Per questo il Parlamento deve esprimere una maggioranza che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in difficoltà».

Alla vigilia dell’avvio ufficiale della nuova legislatura, il porporato ha ribadito che «c’è una società da pacificare. C’è una speranza da ricostruire. C’è un Paese da ricucire. Chi è disponibile a misurarsi su questi orizzonti ci troverà a camminare al suo fianco». Al termine dei lavori poi, incontrando i giornalisti, anche il segretario generale Nunzio Galantino è tornato sulla situazione politica del Paese. «Credo che non ci sia nessuno in Italia che non sia preoccupato – ha affermato -. Non perché abbia vinto il Movimento 5 Stelle o la Lega: siamo preoccupati tutti perché tutti vogliamo che si trovino soluzioni che vadano veramente a favore del disagio grosso che questo voto ha espresso  È importante che chi governa, a qualunque formazione appartenga, abbia il cuore e la testa rivolti ai bisogni di coloro che hanno dato loro il consenso».

Nel suo discorso conclusivo, Bassetti ha disegnato il profilo di una «notte invernale» che impedisce, in Italia, lo sbocciare della primavera e che in politica assume la forma di una «disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale». La paura del futuro, quella legata al tasso di disoccupazione dei giovani e all’impoverimento delle famiglie. E ancora, la paura del diverso, che trova facilmente negli immigrati un capro espiatorio. Sono tutti sintomi di un disagio che, alla lunga, diventa «risentimento, litigiosità, rabbia sociale». Un capitolo a parte merita poi il vento gelido della «violenza intollerabile che si scatena sistematicamente sulle donne, vento di ignoranza, immaturità e presunzione di possesso».

Secondo il presidente dei vescovi, «per ripartire dobbiamo ritrovare una visione ampia, grande, condivisa; un progetto-Paese che, dalla risposta al bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di una cultura solidale». Nessuna scorciatoia. Nessuno sconto, per il mondo della politica. Anzi, i vescovi rilanciano l’invito al dialogo sociale: «Su questo fronte – ha assicurato Bassetti – come Chiesa ci siamo. Ci impegniamo ad ascoltare questa stagione, a ragionare insieme e in maniera organizzata sul cambiamento d’epoca in atto e a portare avanti con concretezza un lavoro educativo e formativo appassionato». La strada da seguire è quella contrassegnata dai valori sanciti dalla Costituzione, in nome dei quali «alte cariche dello Stato, come umili servitori, hanno saputo dare la vita». Il porporato ha ricordato gli anniversari dell’uccisione di Marco Biagi, del rapimento di Aldo Moro e del barbaro omicidio dei cinque uomini della scorta nell’agguato di via Fani. Lavoro, famiglia, giustizia, solidarietà, rispetto, educazione, merito: i valori fondanti della nostra «bella» Costituzione, insieme al «valore essenziale della pace, senza la quale tutto è perduto: in casa nostra come in Europa».

Nelle giornate di Consiglio i vescovi si sono confrontati anche sull’ipotesi di una lettera da inviare a tutte le comunità «per una riflessione sul tema dell’immigrazione che aiuti a passare dalla paura all’incontro, dall’incontro alla relazione, dalla relazione all’integrazione». Ora si attende l’approvazione del Consiglio episcopale permanente prima della pubblicazione. «La Chiesa, con il Papa – ha assicurato Galantino rispondendo alle domande dei giornalisti sull’esito delle elezioni -, è in prima linea, lo è stata, lo è e lo sarà, sul fronte dell’accoglienza. Non è un programma politico ma un imperativo evangelico». Quindi, a proposito dell’incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo proposto nel Consiglio episcopale permanente di gennaio e ancora all’attenzione dei vescovi, il segretario generale ne ha parlato come di «un punto di arrivo ma anche di partenza per impegni molto concreti». Diverse le sedi proposte per l’iniziativa, che però «non è a breve». Tra i vescovi, ha riferito, c’è  anche chi ha lanciato la proposta di dedicare un decennio alla riflessione corale su questo tema, coinvolgendo anche i giovani. A proposito di giovani ha ricordato infine l’appuntamento che li attende a Roma il 12 e 13 agosto, in vista del Sinodo di ottobre: un pellegrinaggio che si concluderà con l’incontro con il Papa al Circo Massimo, durante il quale potranno incontrare «le parti più fragili della società», visitando i luoghi dove si vive la sofferenza: carceri, comunità di recupero per tossicodipendenti, case di accoglienza per gli anziani.

21 marzo 2018